Quando era già Cavaliere dell’Ordine dell’Impero Britannico, Ridley Scott fu insignito di un dottorato honoris causa dal Royal College of Art. La cerimonia si svolgeva al Queen’s New Year Honors presso la Albert Hall di Londra ed era il il 3 luglio del 2015. Per il suo “contributo sostanziale all’industria cinematografica britannica” il regista veniva insignito di un dottorato honoris causa da parte del Royal College of Art. Ma ecco che, durante la cerimonia, Scott sconcertava i presenti mostrando la sua pagella scolastica dove, ragazzo, si era piazzato trentunesimo nella sua classe e raccontava che era stato soltanto uno fra i suoi insegnanti a incoraggiarlo, a non demoralizzarsi, e a proseguire nel proprio sogno artistico che maturava già da anni.

Dobbiamo dunque (ma non soltanto) all’intuito di quel professore se oggi, al compimento dei suoi 85 anni, Scott ci ha regalato oltre trenta lungometraggi, alcuni dei quali hanno fatto la storia del cinema (e oltre 150 produzioni fra grande e piccolo schermo). E pensare che il suo primo lavoro da regista era stato uno spot pubblicitario per un porridge istantaneo, mentre il suo primo vero cortometraggio Boy and Bicycle (1965) lo aveva girato e prodotto a 28 anni. E’ la storia di un ragazzo (interpretato dal fratello Tony, futuro regista pure lui) che girovaga in bici fantasticando d’essere il solo abitante del mondo. Costò inizialmente 65 sterline e fu girato con una Bolex 16 mm.

E adesso, invece, dal 5 novembre 2015, sulla Hollywood Walk of Fame, Ridley Scott può vantare una stella, proprio lì dove, da ragazzo ventiduenne, era stato per la prima volta nel 1960, giunto da New York con un pullman Greyhound. “Ricordo che stavo fuori e fissavo le impronte”, racconterà a Variety nel 2017, “mai, mai, avrei pensato che sarebbe successo” di avere una stella su quell’ambito marciapiede.

E ancora oggi, alla faccia della sua età, il vulcanico Scott ha in itinere o in programma, ben cinque nuovi titoli: ha annunciato un secondo Gladiatore il cui protagonista dovrebbe essere Spencer Treat Clark; Queen & Country, una spy story; un prequel di Alien; mentre sono già in postproduzione la serie tv Sinking Spring su un curioso traffico di droga e un Napoleon interpretato da Joaquin Phoenix.

Un regista, Scott, che può contare su una straordinaria capacità tecnica acquisita nei lunghi anni di lavoro nel settore audiovisivo. “Non ho una formazione di attore né di regista. La mia scuola di cinema è stata la pubblicità televisiva. Ne ho fatte 2500. Alcune buone come lo spot Apple Mac: 1984 per Steve Jobs” ha ricordato. In realtà, l’attore Ridley l’ha fatto solo una volta interpretando un ufficiale unionista nel corto del fratello Tony, One of the Missing del 1969.

Oggi è un uomo molto ricco: secondo una stima del Sunday Times List del 2009 “il suo patrimonio netto è di 172 milioni di dollari”. Possiede la società londinese di effetti visivi Mill Film che si è occupata della maggior parte degli effetti de Il Gladiatore. Con suo fratello Tony Scott ha acquistato anche gli Shepperton Studios nel 1995 per 12 milioni di sterline. Vive in dimore a Hampstead (Regno Unito), in Francia e a Los Angeles.

Nato a County Durham, Gran Bretagna sul Mare del Nord, voleva arruolarsi nell’esercito reale mentre suo fratello maggiore, Frank, era nella marina mercantile; il più piccolo, Tony, diverrà regista di molti film di successo, in primis Top Gun (1986), ma nel pomeriggio del 19 agosto 2012 si suiciderà lanciandosi dal Vincent Thomas Bridge a Los Angeles. Sarà Ridley, due anni dopo, a rivelarne il motivo: la notizia di un tumore cerebrale.

I duellanti, tratto da Conrad, è il primo film a segnare il percorso artistico di Ridley Scott che vince il Premio della Giuria per la migliore opera prima a Cannes nel 1977 e viene nominato per la Palma d’Oro (riproposto, ma solo nel titolo, sempre da Scott, nel 2021 con il febbrile The Last Duel, di ambientazione medioevale).

Poi, sull’onda del successo di Guerre stellari (1977) Scott accetta un film a basso budget: è Alien che ne decreterà la fama in tutto il mondo. Tremendamente pignolo e perfezionista, Scott pare abbia fatto dire alla protagonista, Sigurney Weaver: “A Ridley importano più gli oggetti di scena che i suoi attori”. Segue Blade Runner (1982), inizialmente poco gradito a pubblico e critica, ma anni dopo rivalutato come uno dei più importanti film di fantascienza mai realizzati, pari, quanto a culto fantascientifico, a Solaris di Andrej Tarkovskij (1972).

Male al botteghino andranno altri film di Scott come Legend (1985) e 1492 – La conquista del paradiso (1992) con un Cristoforo Colombo interpretato da Gérard Depardieu (47 milioni di costi per 60 di incassi) mentre aveva avuto grande successo l’anno precedente Thelma & Louise, come pure Il gladiatore e un film sulla battaglia di Mogadiscio del 1993, Black Hawk Down (2001, 174 milioni di dollari di incasso e un Oscar per il montaggio all’italiano Pietro Scalia). E ancora Alien:Covenant (2017), sequel del fantascientifico (e meno riuscito) film di Scott, Prometheus (2012) e, contemporaneamente, secondo prequel di Alien. Per giungere ad House of Gucci (2021), il film meno ‘scottiano’ di Scott, sulla saga della famiglia e l’omicidio di Maurizio (con un’ottima Lady Gaga nei panni di Patrizia Reggiani).

Ha detto il regista di Titanic, James Cameron, grande fan di Ridley Scott: “Vado a vedere qualsiasi suo nuovo film perché è un tale artista e un tale regista. Imparo sempre da lui”.

Dopo i due divorzi dalle precedenti mogli (la giornalista Felicity Heywood e la produttrice televisiva Sandy Watson, entrambe molto belle, dalle quali ha avuto tre figli) è al suo fianco, da più di vent’anni, la splendida attrice costaricana Gianina Facio alla quale spesso il regista ha affidato una parte, anche se non di rilievo, nei suoi film. L’ha sposata nel giugno del 2015.

Un occhio particolare per le splendide donne, quello di Scott, ma non solo. Nel 2005 ha dichiarato: “Ho la fortuna di avere un grande occhio, da sempre. Mi ha persino ostacolato questo fatto, perché ero solito essere criticato per essere troppo visivo. Risponderei: “Beh, aspetta. Non sto facendo un maledetto programma radiofonico! Sto facendo un film”.

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