Michael ha duecento euro in tasca, nessun lavoro e una telecamera. I vicini bussano alla porta, gli chiedono se accetta di unirsi, Michael accetta: “In una Bologna deserta a causa della pandemia, tredici appartamenti di un edificio popolare si uniscono contro l’avidità dell’unica proprietaria, per il diritto all’abitare e contro chi specula sui bisogni primari. Rent Strike Bolognina è il primo e più esteso sciopero dell’affitto causato in Italia dal Covid-19.”

Michael Petrolini è un giovane regista e nei mesi in cui un virus ci ha negato la libertà, Michael non è solo inquilino di un palazzo che intraprende una lotta giusta, ma sceglie di abitare la causa fino in fondo, per darle voce. Le voci sono storie di persone che vivono nello stesso stabile, che hanno sempre pagato l’affitto, che non hanno mai visto manutenzione da parte della proprietà e che non vuol saperne di conciliare una soluzione che permetta di superare un momento drammatico, quello in cui scopri che la casa sarebbe un diritto, finché hai un lavoro per pagare le mensilità all’indifferenza.

Michael sa muoversi fra la tromba delle scale, i dettagli del silenzio, la rabbia della frustrazione, la logica della comunità che si ritrova e si riscatta. Il palazzo diventa fortezza e gli occupanti, assediati dalla speculazione, difendono il diritto alla casa. Ma il fatto non esiste se non c’è chi te lo racconta e Michael Petrolini te lo fa vedere. Vedere la lentezza dell’attesa, dell’ansia per il giorno dopo, del sorriso e del coraggio in una comunità che non è persa e ha saputo ritrovarsi.

Non è un caso che “Rent Strike Bolognina” prodotto da Raw Sight e diretto da Michael Petrolini, all’8° Festival Internazionale del Documentario “Visioni dal Mondo”, riceva la “menzione speciale della giuria studenti”. Vuol dire che sa raccontare e sa trasmettere a chi promette di fare meglio di noi adulti: i giovani. E’ il bello dell’arte quando si schiera come Michael, perché si deve schierare e se non lo fa è solo vanto.

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