Venti punti per affrontare le sfide in corso lungo la rotta del Mediterraneo centrale e per risolvere le controversie europee sui migranti. Dopo la crisi diplomatica delle scorse settimane tra Italia e Francia, per il caso della nave Ocean Viking, la Commissione europea ha deciso di accelerare nella realizzazione di un nuovo piano d’azione sui migranti, presentando ai membri del Consiglio un documento di 20 punti in grado, nell’intenzioni dei delegati, di far fronte al tema dei flussi migratori nel continente. Il piano, illustrato in vista del Consiglio straordinario Giustizia e Affari interni del 25 novembre, è basato su tre pilastri: ridurre la migrazione irregolare e non sicura, fornire soluzioni alle sfide emergenti nel settore della ricerca e del salvataggio, e rafforzare la solidarietà tra gli Stati membri, riequilibrando le responsabilità. Tra i vari aspetti, da sottolineare, l’obbligo di soccorso in mare, anche se le regole per le navi delle Ong vanno riviste e occorre coinvolgere gli Stati di bandiera, nonché un investimento in Nord Africa di almeno 580 milioni di euro.

“Gli ultimi eventi confermano che la situazione è insostenibile“, ha dichiarato la commissaria europea agli Affari Interni, Ylva Johansson, presentando a Bruxelles il piano. “È una delle rotte con più ingressi irregolari di migranti e una delle più pericolose – ha continuato – Finora quest’anno si sono registrati circa 90mila arrivi, il 50% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Per questo dobbiamo aumentare gli sforzi congiunti. È fondamentale che ci sia un maggiore coordinamento tra gli Stati costieri, gli Stati di bandiera, le Ong e altri attori del settore. In questo aspetto, penso che sia importante continuare a esplorare le vie da seguire”.

Il primo pilastro prevede una maggiore collaborazione con i Paesi partner e con le organizzazioni internazionali: “L’Ue – si legge nel piano – rafforzerà le capacità di Tunisia, Egitto e Libia, per garantire una migliore gestione delle frontiere e della migrazione”. Verranno consolidati la strategia di lotta al traffico di migranti e l’impegno diplomatico sui rimpatri, intensificando al contempo “i percorsi legali verso l’Ue”. Alle operazioni di salvataggio è dedicato il secondo pilastro. È previsto “un approccio più coordinato alla ricerca“: il piano d’azione propone misure per rafforzare la cooperazione e il coordinamento tra gli Stati membri e tutti gli attori coinvolti, compresi i “soggetti privati” (ovvero le Ong, sebbene nel piano tale termine non compaia mai).

In questo senso, Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, insieme agli Stati membri interessati, effettuerà una valutazione della situazione nel Mediterraneo centrale. Inoltre, sarà garantito un più stretto coordinamento con l’Unhcr (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) e l’Oim (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni). “Il piano suggerisce che debbano essere promosse delle discussioni da parte dell’Organizzazione marittima internazionale sulla necessità di un quadro specifico e sull’importanza di redigere alcune linee guida per le navi – continua il documento – con particolare attenzione alle attività di ricerca e salvataggio, soprattutto alla luce degli sviluppi nel contesto europeo”.

Il terzo pilastro, infine, prevede di rafforzare “l’attuazione del meccanismo volontario di solidarietà e della tabella di marcia congiunta”. La dichiarazione di solidarietà, concordata il 22 giugno scorso, “prevede un meccanismo volontario e temporaneo per un anno che fa da ponte verso il futuro al sistema permanente previsto dal Patto”, si legge ancora. “Il piano d’azione propone di accelerare l’attuazione del meccanismo, anche per fornire un sostegno rapido agli Stati membri che ricevono gli arrivi via mare, migliorando la flessibilità, snellendo i processi e attuando il finanziamento di misure alternative di solidarietà”.

Soddisfazione è stata espressa dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi: “Il testo mette al centro della discussione alcune importanti questioni in tema di gestione dei flussi migratori e lo fa nella prospettiva già auspicata dal Governo italiano – ha dichiarato – Sono convinto che si tratti di una valida traccia di lavoro comune”. In particolare, sottolinea il titolare del Viminale, le questioni che più premono all’Italia riguardano “la condivisione dell’esigenza di una più intensa cooperazione con i Paesi di origine e transito dei flussi migratori. Questo deve essere ottenuto attraverso la realizzazione di specifici programmi europei di investimenti su quei territori“.

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