Dopo la rinuncia di Carlo Cottarelli e lo scontato “no grazie” di Giuliano Pisapia, il Pd ha incassato il rifiuto a candidarsi alle regionali della Lombardia anche di Emilio Del Bono. “Dovevate pensare a me prima”, è in sintesi il ragionamento che sta dietro la decisione del sindaco di Brescia. Un’impasse per uscire dalla quale è sempre più possibile vengano indette primarie di coalizione. Una coalizione a dire il vero piuttosto strettina, che oltre al Pd comprenderebbe solo Sinistra Italiana, Verdi, +Europa e liste civiche. Calenda e Renzi dopo tutto se ne sono esclusi mettendo il cappello sulla candidatura di Letizia Moratti, mentre le scelte del M5S lombardo dipendono da Conte e da Roma non è mai arrivato l’ok a un’alleanza.

Sulle scelte del centrosinistra si potrebbe sapere qualcosa già nelle prossime ore o nel week end, visto che in serata è prevista una riunione di coalizione in cui il segretario regionale del Pd Vinicio Peluffo si presenterà col mandato ricevuto domenica dall’assemblea regionale del partito, cioè nessun appoggio alla Moratti e consultazione tra gli elettori di centrosinistra se non ci si accorda prima su un nome condiviso, tentativo che, come detto, ha sinora ottenuto solo una sfilza di no. Alla fine, se primarie saranno, tra i candidati dem potrebbero esserci figure come l’assessore milanese Pierfrancesco Maran, che da settimane battaglia proprio perché vengano indette, l’eurodeputato Pierfranceso Majorino, l’ex sindaca di Crema Stefania Bonaldi, la consigliera regionale Carmela Rozza e il capogruppo al Pirellone Fabio Pizzul, che giusto giovedì ha twittato: “Viva le primarie! Ma io un caffè con Moratti, prima, lo prenderei”.

E qui veniamo a uno dei nodi che sono tutt’altro che risolti: nello psicodramma Pd il no alla Moratti non è ancora definitivo o quantomeno non lo è per una parte del partito. Non deve dunque sembrare strano che ancora ieri l’ex vicepresidente della Lombardia si sia rivolta ai democratici con queste parole: “Incontriamoci, ho anche scelto temi identitari del centrosinistra per aprirmi a un mondo che fa fatica ad accettarmi”, ha detto citando per esempio ambiente, lavoro, legalità e cultura. Del resto nell’ambiente vicino alla Moratti nulla si dà per perso, con un ragionamento che fa perno su due punti: “Dal periodo in cui lei è stata sindaca di Milano sono passati diversi anni, anni in cui il Pd ha sostenuto più di un governo insieme a Forza Italia – spiega un esponente del centrodestra regionale -. E se il congresso del Pd avrà un effetto centrifugo anziché centripeto portando a una scissione, le elezioni in Lombardia potrebbero semplicemente anticipare quell’effetto”.

Sulle primarie pendono poi due punti di domanda. Le regole interne del Pd lombardo prevedono che, in caso di primarie di coalizione, il partito esprima al massimo due candidati che sfidino quelli delle altre forze, una regola che andrebbe probabilmente derogata visto che al momento, oltre a quello di Vittorio Agnoletto, sono circolati come possibili candidati solo nomi del Pd. C’è poi una questione di tempi, piuttosto stretti per organizzare le consultazioni ai gazebo: visto che le elezioni regionali potrebbero essere già a febbraio, gli elettori di centrosinistra verranno chiamati al voto nel week end del 4 o del 18 dicembre, saltando il ponte di Sant’Ambrogio. Per questo c’è chi, come Michele Usuelli di +Europa, auspica che si riesca a trovare un accordo su un candidato senza passare dalle primarie.

@gigi_gno

Articolo Precedente

Spazio, perché l’Italia deve (e può) discutere alla pari con la Francia durante la Ministeriale Esa

next
Articolo Successivo

Crisi Italia-Francia, De Luca: “Meloni e Salvini? Comportamento provinciale. La smettano con la retorica insopportabile della patria”

next