La manifestazione è per il popolo ucraino ma gli organizzatori parlano soprattutto dell’altra iniziativa, quella di Roma. E non riescono a non attaccare Giuseppe Conte. La parola pace? Viene citata poche volte. A Milano, alla manifestazione organizzata da Carlo Calenda, si sentono più spesso le parole “libertà“, “resistenza“, “armi“. D’altra parte nella piazza milanese non ci sono bandiere della pace ma tanti vessilli dell’Ucraina e dell’Unione europea e tanti striscioni “contro l’aggressione russa” e a favore delle sanzioni europee. Alla fine a radunarsi davanti al palco dell’Arco della pace sono circa un migliaio le persone che hanno partecipato alla manifestazione promossa da Azione e Italia viva. Ci sono esponenti di partito – da Mara Carfagna a Mariastella Gelmini e Matteo Richetti, che presenta gli interventi dal palco, e ovviamente Calenda e Matteo Renzi – ma anche alcuni dem, dall’assessore milanese Pierfrancesco Maran al senatore Alessandro Alfieri. Presenti pure Marco Cappato e Pierferdinando Casini, ma anche Letizia Moratti e Carlo Cottarelli, possibili candidati alle regionali in Lombardia: i due si sono stretti la mano, proprio nella giornata in cui si è parlato di un possibile ticket.

Il senso della manifestazione dell’Arco della pace è soprattutto uno: “Non può esistere una pace senza giustizia, serve la vittoria militare dell’Ucraina“. Puntare alla vittoria dell’Ucraina, però, vuol dire far continuare il conflitto senza neanche tentare la via diplomatica. Ecco perché da Roma Conte si chiede: “Non ho capito se l’altra piazza di Milano è per la pace o per la guerra”. “Credo che sia assurdo polemizzare su piazze diverse come ha fatto Giuseppe Conte questa mattina. Penso di dover dire che non c’è pace senza giustizia. Noi dal primo giorno dell’invasione russa diciamo che si deve condannare l’invasione russa e aprire un tavolo diplomatico. Lo diciamo dal primo giorno non da adesso. Questo non vuol dire non riconoscere che c’è un invasore e un Paese invaso”, ha risposto Matteo Renzi da Milano.

Poi, però, la polemica tra le due piazze è stata amplificata da Ettore Rosato. “A Conte, che come sempre specula, dico che siamo tutti contro la guerra, a nessuno piace mandare armi. Lo facciamo perché il popolo ucraino è vittima di un’aggressione ingiustificabile. Solo gli amici di Putin, i codardi e gli opportunisti si voltano dall’altra parte”, ha scritto su twitter il Presidente di Italia viva. Quindi è arrivato Calenda ad attaccare più volte il leader del M5s. “C’è una definizione per Giuseppe Conte: si chiama qualunquismo, e nella cultura italiana il qualunquismo è di destra, non c’entra niente con la sinistra”, ha detto il leader di Azione arrivando all’Arco della pace. “Conte – ha continuato Calenda – è stato con Salvini quando era Putinista, è filo Trumpiano, ha firmato la via della seta con i cinesi e poi ha deciso che è progressista. Adesso ha deciso che è pacifista, domani deciderà che è comunista e tra quattro giorni diventerà nazionalista”.

L’organizzatore della manifestazione non ha cambiato bersaglio dei suoi attacchi quando è salito sul palco. “Chi chiede la resa dell’Ucraina si dimentica che questo Paese, dove noi ci riempiamo sempre la bocca con la parola Resistenza, è nato perché non si sono arresi. Allora non bisogna essere ipocriti: puoi chiedere la pace? Certo, la chiediamo anche noi. Ma puoi chiedere la pace votando contemporaneamente per non mandare le armi in Ucraina? No, stai chiedendo la resa, e se stai chiedendo la resa stai chiedendo esattamente quello che Putin vuole, e che una parte della sinistra se lo sia dimenticato è triste, perché la storia della sinistra è fondata sulla liberazione e la difesa della libertà”, ha detto Calenda, riferendosi chiaramente alla dichiarazione di Conte sul governo e il coinvolgimento delle Camere prima dell’autorizzazione all’invio di nuovi armamenti in Ucraina.

L’ex ministro di Renzi ha insistito nel suo attacco alla manifestazione romana: “A Roma c’è di tutto, c’è Enrico Letta che ha sostenuto una linea a favore dell’Ucraina, votando le armi per l’Ucraina e c’è Orsini”, ha detto, accusando il professore ed editorialista del Fatto Quotidiano di sostenere le ragioni di Putin. “Possono stare insieme? No, perché la pace e la guerra sono cose serie. E la pace nasce dalla libertà e la libertà nasce dalla resistenza“, ha continuato Calenda, che ha pure attaccato Il Fatto Quotidiano. E a proposito del segretario del Pd, che alla manifestazione romana è stato contestato da alcuni partecipanti, il leader di Azione ha aggiunto: “Mi dispiace che Letta non sia qui. A Roma è stato contestato? Qui non lo sarebbe stato. Qua c’è metà del Pd lombardo. Nessuno avrebbe contestato Enrico Letta, perché se c’è una cosa che gli va riconosciuta è la totale linearità sulla questione Ucraina. E quindi qui sarebbe stato solo applaudito”.

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