Da una parte i consumatori che faticano ad arrivare a fine mese a causa dell’inflazione che non lascia tregua e il prezzo della benzina alle stelle. Dall’altra i conti record di Big Oil, cioè le sette supermajor del petrolio. Così il presidente degli Stati Uniti Joe Biden si è scagliato contro i giganti energetici: “I loro profitti sono scandalosi” ha denunciato, senza nascondere la sua rabbia.

Complice la guerra in Ucraina, è sotto gli occhi di tutti come i colossi dell’energia continuano a macinare utili. British Petroleum ha chiuso il terzo trimestre con profitti per 8,5 miliardi di dollari, sopra le attese degli analisti. Chevron ne ha realizzati 11,2, mentre Exxon ha registrato un utile record di quasi 20 miliardi di dollari. Complessivamente le cinque maggiori aziende petroliere hanno generato più di 50 miliardi di profitti e, secondo le stime dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, l’utile dei maggiori produttori al mondo di petrolio e gas raddoppierà quest’anno al record di 4mila miliardi.

Risultati stellari che, ha lamentato Biden, non hanno allievato la pressione sulle famiglie americane e si sono tradotti solo in piani di distribuzione agli azionisti. Una vera e propria ingiustizia che va corretta, secondo l’amministrazione americana. Da qui la proposta del presidente di imporre sanzioni fiscali, inclusa una tassa sugli extra profitti su Big Oil se non aumenterà la produzione o ridurrà i prezzi per i consumatori. “Se non lo faranno pagheranno imposte più alte sugli altri profitti o saranno sottoposte ad altre restrizioni. Lavoreremo con il Congresso per valutare le opzioni disponibili. E’ ora che la smettano di approfittarsi e speculare con la guerra e inizino a concedere una boccata di ossigeno agli americani”, ha spiegato il presidente.

La mossa di Biden affonda le radici nell’ala più liberal del Partito democratico che chiede da mesi un inasprimento della pressione fiscale sulle aziende petrolifere. Ma l’iniziativa è più che altro elettorale per cercare di sversare la rabbia dei consumatori verso Big Oil invece che sui democratici e la Casa Bianca. Al Congresso le chance che sia approvata una tala misura sono limitate, quasi pari allo zero nel caso in cui i repubblicani dovessero conquistare la Camera o il Senato alle elezioni di metà mandato della prossima settimana. I conservatori sono infatti contrari alle sanzioni fiscali per le grandi aziende petroliere e ritengono che Biden e i democratici sono i veri responsabili del caro benzina per le loro politiche che scoraggiano la produzione dell’industria.

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