L’esordio come premier di Giorgia Meloni alla Camera dei Deputati ha dedicato alla mafia parole apprezzabili per la loro durezza ed efficacia. Ovviamente non si potevano nominare tutte le vittime innocenti di mafia (oltre mille) e il premier ha necessariamente dovuto fare una selezione.

È un caso se, a parte Pio La Torre, mancano tutte le vittime “di sinistra”? Non troviamo, infatti, né Peppino Impastato né il procuratore Gaetano Costa né il giudice Cesare Terranova. Come non troviamo almeno uno dei tantissimi sindacalisti uccisi dalla mafia, braccio amato degli agrari, nell’epica lotta per i diritti dei contadini siciliani.

E non si parla della strage di Portella della Ginestra del primo maggio 1947, un eccidio di stampo mafioso (con coperture politiche) contro una folla di contadini inermi, riuniti per celebrare la festa dei lavoratori e la vittoria del “Blocco del popolo” alle elezioni.

Come non si è parlato (mentre sarebbe stato opportuno) delle tante stragi – piazza Fontana, piazza della Loggia, stazione di Bologna, treno Italicus – con cui l’eversione di destra ha a lungo insanguinato l’Italia.

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