Il cancellierato della Germania guidato da Olaf Scholz vuole vendere un pezzo del porto di Amburgo alla Cosco, il consorzio statale cinese. Una volontà ribadita nonostante il parere contrario di tutti i sei ministeri competenti e coinvolti nell’esame dell’investimento, durante il quale il contratto è stato rifiutato. Un confronto così tra cancellierato e ministeri è raro, sottolinea la tv nazionale Ard citando un’inchiesta delle consociate Ndr e Wdr.

Il gruppo Cosco (China Ocean Shipping Company) vuole rilevare le quote della società portuale amburghese Hhla (fondata nel 1885) e partecipare per oltre un terzo al terminal dei container Tollerort. Trattandosi di un’infrastruttura critica il ministero dell’Economia ha avviato un’indagine sull’investimento. Se il gabinetto di governo non fissa però un prolungamento dei termini, l’assenza di decisione entro la fine del mese equivarrà ad un assenso alla cessione. Giungerebbe poco prima di una visita pianificata da Scholz proprio a Pechino.

Secondo quanto riportano i media tedeschi il ministero dell’Economia ha già annunciato al gabinetto di governo un rifiuto definitivo all’investimento. Il cancellierato, tuttavia, da settimane non lo mette all’ordine del giorno impedendo una decisione collegiale ed ha invece incaricato gli organi competenti di cercare un compromesso per poter autorizzare la cessione. Da HHLA, cita la Ard, viene dichiarato solo che sono in corso dialoghi “obiettivi e costruttivi” con il governo.

L’aggressione russa contro l’Ucraina ha dimostrato quanto anche la Germania possa essere vulnerabile se un regime autocratico è in grado di imporre i propri interessi; per questo i dicasteri di Economia, Interni, Difesa, Traffico, Esteri e Finanze hanno messo in guardia dall’accordo e respingono l’ipotesi di una cessione. Tanto più che Cosco non otterrebbe solo una partecipazione finanziaria ma anche un amministratore delegato e diritti di codecisione. La Cina già oggi è il cliente più importante del porto e quindi la sua partecipazione nel terminal dei container potrebbe tradursi in futuro in una leva di ricatto. Il sindaco Peter Tschentschenter (Spd) però evidentemente si aspetta che Scholz, come suo predecessore, abbia un occhio di riguardo alle casse comunali e la renda possibile.

Ralf Langhammer, dell’Istituto per l’economia mondiale di Kiel, intervistato dal programma Panorama della Ard, sottolinea: “La strategia cinese di lungo termine risiede naturalmente nell’attrarre a sé il controllo di tutta la catena di approvvigionamenti sia digitale che marittima in Europa”. La Cina dall’ingresso nel porto anseatico potrebbe trarne un vantaggio competitivo ed “abusare del potere economico”.

Anche la Commissione Ue si è pronunciata in modo negativo, e sia Inghilterra che Usa avvertono da tempo i rischi legati all’influenza mondiale cinese. Le obiezioni più accese giungono peraltro dagli stessi servizi di sicurezza tedeschi coinvolti nell’esame del contratto: il Verfassungschutz ed il Bnd. Il presidente del Bundesnachrichtendiest Bruno Kahl in Parlamento ha dichiarato di considerare le partecipazioni cinesi nelle infrastrutture strategiche come “molto, molto critiche”.

La Ard, citando genericamente ambienti economici nazionali, riferisce che l’ambasciata cinese avrebbe contattato direttamente aziende tedesche spronandole ad intervenire in favore dell’ingresso cinese nel porto di Amburgo a pena di ripercussioni commerciali. Al riguardo la sede diplomatica ha risposto all’emittente che spera semplicemente che la Germania resti fedele ai principi del libero mercato senza politicizzare i normali contatti economici. La ministra degli Esteri Annalena Baerbock (Verdi) d’altronde ha recentemente dichiarato alla Süddeutsche Zeitung: “Dobbiamo chiederci in connessione ad ogni investimento nelle infrastrutture critiche cosa potrebbe significare nel momento in cui la Cina si posizionasse contro di noi come democrazia e comunità di valori”.

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