Quattro anni e centinaia di milioni di euro per realizzarlo. I principali partiti della Finlandia sono favorevoli alla costruzione di un muro al confine con la Russia, lungo 260 chilometri, per evitare l’afflusso su larga scala dei profughi che potrebbero arrivare con la prosecuzione del conflitto contro l’Ucraina. “Si tratta di uno strumento per assicurare un controllo dei confini adeguato negli anni a venire”, ha dichiarato la premier di Helsinki Sanna Marin, precisando che il progetto – proposto dalla Guardia di frontiera finlandese – gode di “ampio sostegno” all’interno del Parlamento. L’idea infatti trova d’accordo sia i partiti di centrodestra che quelli di centrosinistra che attualmente formano la maggioranza. Già dall’inizio del conflitto la Finlandia ha assistito a diversi picchi di arrivi da oltreconfine.

Nei mesi scorsi il Paese ha inoltre chiesto, sostenuto anche dall’opinione pubblica, di aderire alla Nato. Sulla carta, la Finlandia (5,5 milioni di abitanti) è un candidato perfetto, potendo contare su un numero record di riservisti proprio a causa della vicinanza con la Russia. Dopo aver ordinato 64 F-35 americani alla fine del 2021, il Paese ha appena fatto registrare un incremento record del 40% nel suo budget militare entro il 2026 e sarà ben al di sopra del 2% del Pil raccomandato dall’Alleanza.

Ex granducato russo fino all’indipendenza nel 1917, la Finlandia fu invasa dall’Unione Sovietica nel 1939, in una guerra durata mesi e segnata da una resistenza eroica. Al termine del conflitto mondiale e durante tutta la Guerra Fredda, Helsinki fu sottoposta ad uno status di neutralità forzata, una “finlandizzazione” appunto durata fino agli anni ’90, quando il Paese è entrato a far parte dell’Ue e si è progressivamente avvicinato come partner alla Nato.

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