L’Italia è su un sentiero di recessione e senza interventi ne uscirebbe non prima della prossima primavera. Il Documento programmatico di Bilancio redatto dal ministro dell’Economia Daniele Franco solo nella parte a legislazione vigente, visto che quella programmatica spetta al prossimo governo, conferma le previsioni della Nota di aggiornamento al Def. Stime che “non tengono ovviamente conto dell’azione di politica economica che potrà essere realizzata con la prossima legge di bilancio e con altre misure”, si sottolinea.

Grazie al buon andamento del primo semestre, la previsione di crescita del pil per il 2022 sale come già noto al 3,3% dal 3,1% del Documento di Economia e Finanza, come indicato nella Nadef. Ma “nel quadro di un indebolimento degli indicatori ciclici globali ed europei, gli andamenti dell’economia e dell’inflazione continuano a risentire della guerra in Ucraina e dell’impennata del prezzo del gas naturale, dell’energia elettrica, dei combustibili e delle materie prime alimentari, in particolare i cereali”. Di conseguenza, “partendo dai dati Istat per i primi due trimestri dell’anno, le valutazioni interne più aggiornate indicano una variazione leggermente negativa del pil nel terzo trimestre quale risultato di una contrazione congiunturale del valore aggiunto dell’industria manifatturiera e delle costruzioni, solo parzialmente compensata da un incremento dei servizi”, si legge nel testo inviato alla Commissione europea. “Per il quarto trimestre, l’intervallo delle stime più aggiornate si situa intorno ad una lieve contrazione del pil in termini reali, attribuibile in primis al settore industriale”. Con due trimestri in negativo il Paese sarebbe dunque ufficialmente in recessione.

Ma la frenata non si limiterebbe al 2022: “Si prevede un’ulteriore flessione del pil nel primo trimestre, che sarebbe poi seguita da una ripresa dell’attività economica a partire dal secondo trimestre, trainata da un aumento della domanda mondiale, da una discesa del prezzo del gas naturale (peraltro verso livelli ancora elevati rispetto a condizioni ‘normali’) e da un crescente apporto del Piano di Ripresa e Resilienza” al pil.

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