“Nel programma di Fdi c’è la tutela, mo’ ce la dovete dare”. Fragili d’accordo, mica scemi. Tra le categorie sociali che navigano a vista tra covid e crisi spicca quella dei lavoratori affetti da patologie croniche o immunodepressione per i quali il lavoro in presenza comporta un pericolo ma che non possono essere facilmente ricollocati o messi in smart-working. Sono migliaia di operai, infermieri, insegnanti, trasportisti, magazzinieri che da due anni vivono sulle montagne russe con un legislatore che promette di tutelarli salvo dimenticarli e i parlamentari che rimediano con emendamenti ad hoc come scialuppe cui aggrapparsi. Ora sono d’accapo, ma per effetto delle elezioni il governo uscente non se ne occupa e quello entrante deve ancora insediarsi, con tempi che si annunciano lunghi anche per il braccio di ferro in corso tra partiti. Giorni preziosi per chi si trova in un limbo insopportabile.

Era iniziato già col primo decreto Covid, quello del 17 marzo 2020. Per tamponare la falla dei fragili aveva previsto una doppia tutela: il lavoro agile, per chi aveva una mansione compatibile, e l’assenza tutelata per ruoli in cui non era possibile applicarlo, equiparata al ricovero ospedaliero così da non inficiare sul comporto di 180 giorni oltre i quali si è licenziabili. Ogni decreto da lì in poi veniva corretto da uno retroattivo che sanava ex-post i periodi di ferie/malattia. I soldi però scarseggiano, e la doppia tutela finisce il 30 giugno 2022. Il Dl “Auti-bis” approvato ad agosto e convertito in legge a settembre proroga infatti solo il lavoro agile, senza pensare a tutte quelle professioni che devono stare a stretto contatto con il pubblico come appunto infermieri, cassieri, commessi, autisti di bus, ecc che vengono di nuovo dichiarati inidonei, a causa della circolazione del Covid-19 ma, in assenza di altre tutele, si ritrovano a dover consumare ferie e recuperi ore, malattia ordinaria se non ne hanno, o a stare a casa senza stipendio.

Riparte così il rullo dei tamburi di protesta, stavolta però non c’è nessuno a sentirlo. I parlamentari che si erano adoperati per aiutarli ora sono fuori dal Parlamento. Dal deputato di Fdi Massimiliano De Toma di Fdi a Matteo dall’Osso ex FI, da Paola Binetti a Antonio Tasso, fino al leghista Luigi Augussori. Non c’è più l’ex M5S Mariassunta Matrisciano, che aveva fatto tre emendamenti sui fragili. Resta Barbara Floridia, la grillina cui si deve quello che per la prima volta estese la tutela dei detentori di 104 agli immunodepressi e trapiantati. Ne arriveranno altri, ma nel frattempo il tempo passa e sui giornali si leggono ancora e solo retroscena su accordi per ministri di un governo che non giurerà prima di venti giorni.

Qualche malumore si indirizza proprio su Fratelli d’Italia che aveva inserito un punto nel programma elettorale, a pagina 11, promettendo “Maggiori tutele in favore dei lavoratori fragili, immunodepressi e con disabilità grave”. Chi li ha votati per questo aspetta al varco, ma non ha molto tempo perché c’è da sanare il periodo che va . Ribollono di ansie, aspettative e dubbi i gruppi social che si sono fermati nel tempo e che insieme contano più di 9mila iscritti da ogni parte d’Italia. Gli amministratori del gruppo “Immunodepressi tutela contro coronavirus” Briuglia Daniela e Rosanna Favulli chiedono a Giorgia Meloni di intervenire immediatamente e di stabilire per tutti i lavoratori fragili tutele durature nel tempo che vadano oltre il 31 dicembre 2022, così come promesso durante la campagna elettorale e previsto nel programma del partito. E che le tutela abbiano effetto retroattivo così che chi è stato costretto a mettersi in malattia non corra il rischio di essere licenziato”.

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