Sospeso il parroco ligure favorevole a matrimoni e adozioni per coppie omosessuali, eutanasia e aborto. Il provvedimento è stato preso dal vescovo di La Spezia-Sarzana-Brugnato, monsignor Luigi Ernesto Palletti, diocesi nella quale è incardinato don Giulio Mignani, il sacerdote sospeso, finora parroco di Santa Caterina vergine e martire in Bonassola, comune di 813 abitanti, e amministratore parrocchiale di San Martino vescovo in Framura, paese di 589 abitanti, e di San Lorenzo martire in Castagnola, frazione del comune di Framura. Il prete, secondo quanto ha spiegato la Curia ligure, era stato avvisato che, se non avesse rivisto le sue posizioni pubbliche, sarebbe incorso nella sospensione.

“Don Giulio Mignani, – si legge in una nota della diocesi di La Spezia-Sarzana-Brugnato – a seguito del ripetersi negli anni di una serie di sue esternazioni pubbliche non conformi al magistero della Chiesa, nel mese di dicembre 2021, era già stato richiamato dal vescovo con atto formale all’osservanza degli impegni pastorali e canonici liberamente assunti con la sacra ordinazione e con l’esercizio dell’ufficio di parroco, stabilendo che se ciò non fosse stato osservato sarebbe incorso, latae sententiae, nella sospensione dalla celebrazione pubblica dei sacramenti e sacramentali, e dalla predicazione. Purtroppo, don Giulio, negli ultimi mesi ha continuato a rilasciare ulteriori esternazioni e, pertanto, si è dovuti giungere a dichiarare che è incorso nella suddetta sospensione”.

Il sacerdote, che benedice le coppie omosessuali e ha firmato a favore del referendum per l’eutanasia, ha replicato alla decisione del suo vescovo: “Vorrei che sia almeno chiaro il motivo che mi ha portato a rilasciare tali dichiarazioni pubbliche e il metodo al quale mi sono sempre attenuto nel pronunciarmi. Le posizioni che ho assunto non hanno infatti mai voluto essere offensive né polemiche nei confronti della Chiesa. Ciò che mi ha sempre mosso è la preoccupazione che la Chiesa stessa possa essere considerata sempre più marginale e sempre meno credibile nella società contemporanea. Un’eventualità a mio parere molto reale qualora non maturi la capacità di mettere in discussione quegli aspetti che in passato possono anche aver assolto una funzione storica, ma che nel presente, cambiate le conoscenze e le sensibilità, rischiano di essere causa di allontanamento quando non addirittura di rifiuto. Mi sembra che la via per ovviare al pericolo che la Chiesa si chiuda in una sterile autoreferenzialità, sia prima di tutto quella di permettere a tutti i suoi membri (clero compreso) di poter esprimere e motivare liberamente il proprio desiderio di cambiamento”.

“Quello che ho cercato di attuare – ha proseguito il sacerdote – è dunque un serio esercizio d’ascolto delle persone che ho incontrato nel mio ministero pastorale, che mi ha portato a constatare come, in gran parte dei fedeli, si stia sempre più chiaramente delineando e manifestando un desiderio di rinnovamento, se non addirittura di cambiamento, in relazione a diversi aspetti della vita ecclesiale”. E ha aggiunto: “Potrei ritornare sui miei passi e probabilmente la sospensione cadrebbe. Ma sinceramente non so se sarei mai in grado, io le cose che dico e che ho fatto le considero troppo importanti per avvicinare la Chiesa alle persone, non posso far finta di non pensarle. Rimango prete e non sono scomunicato, però non posso più realizzare alcuna celebrazione pubblica di sacramenti e sacramentali e non posso predicare”.

Muro contro muro insomma tra la diocesi e il prete che a Pasqua si era rifiutato di benedire le palme in segno di protesta per il documento del Dicastero per la dottrina della fede che afferma che “la benedizione delle unioni omosessuali non può essere considerata lecita”. In passato don Mignani aveva anche indetto una Giornata per il rispetto di ogni spiritualità, sostenendo che “nessuna fede possiede verità assolute”. E aveva preso parte a un incontro sul referendum sull’eutanasia organizzato da Marco Cappato. “Abbiamo il dovere – aveva affermato in quell’occasione don Mignani – di riflettere senza tabù e pregiudizi sull’ipotesi di una legge che regolamenti l’eutanasia, ma non per svalutazione della vita, proprio al contrario: da un suo altissimo rispetto”. E sull’aborto aveva spiegato: “Una scelta così importante deve essere presa dalle persone che ne sono protagoniste, non da altri. Quello che è chiaro è che negando il diritto all’aborto non si può lasciare le donne in mano a carnefici, e che alla sofferenza non si può aggiungere altra sofferenza”.

@FrancescoGrana

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