“Siamo a Bucha. La nostra difesa si è arenata, stiamo perdendo questa guerra. Ci è stato dato l’ordine di uccidere tutti quelli che vediamo… Putin è un idiota. Vuole prendere Kiev, ma non c’è modo di farlo”. Chiamano dall’Ucraina, dove sono stati inviati a combattere. Ma loro non lo sapevano, sono stati ingannati, perché “ci avevano detto solo che avremmo avuto due o tre giorni di addestramento”. Il New York Times ha pubblicato le telefonate dei soldati russi dal campo di battaglia alle famiglie. Parole dalle quali emergono chiaramente difficoltà e disperazione. “Mamma, questa guerra è la peggiore scelta fatta dal nostro governo. Quando finirà tutto questo, Putin? Dannazione”, dice un militare alla madre. E lei risponde che in Russia i media dicono che “tutto va secondo i piani”.

Le chiamate, registrate dai servizi di intelligence ucraini, danno anche una misura delle perdite che le forze armate russe stavano registrando all’inizio della guerra. Motivo per cui Putin ha proclamato una mobilitazione parziale che sta portando decine di migliaia di Russia ad abbandonare il Paese, con ogni mezzo. Tra le voci raccolte, quella di “Nikita, un soldato del 656° Reggimento della Guardia Nazionale. Racconta al suo compagno che 90 uomini sono stati uccisi intorno a lui quando sono caduti in un’imboscata. Su un telefono condiviso dai membri del 331° reggimento, un soldato di nome Semyon stima che un terzo del suo reggimento sia stato ucciso. Un altro descrive file di bare contenenti i corpi di 400 giovani paracadutisti in attesa di essere riportati a casa da un hangar dell’aeroporto”. Morti che tornano a casa in Russia, in numero sempre maggiore. Una situazione che induce famigliari e parenti rimasti in patria a ricorrere allo psicologo. E ancora: “Hanno saccheggiato qualsiasi cosa, rubato soldi. Qui lo fanno tutti. Ci sono i cadaveri dei civili per strada”. Le parole dei russi inviati a combattere – membri dell’aviazione o della Guardia nazionale – segnalano “errori strategici e una grave carenza di rifornimenti” e confutano la propaganda che i famigliari continuano a sentire da casa. Criticano Putin, i vertici militari.

E già a marzo si rendono conto che l’obiettivo del Cremlino di sfondare a Kiev è impraticabile. Denunciano le violenze contro i civili, i saccheggi e la crisi “morale e di equipaggiamento” – in particolare dispositivi per la visione notturna e giubbotti antiproiettile adeguati -, spiegando di essere stati truffati sul reale obiettivo della “missione speciale”. Questi audio, che consentono di comprendere la situazione al fronte, sono stati verificati dal “New York Times” incrociando i numeri di telefono russi con le applicazioni di messaggistica, un processo che ha richiesto due mesi.

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