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Yemen, gli huthi come i talebani: senza il guardiano le donne non possono muoversi

Yemen, gli huthi come i talebani: senza il guardiano le donne non possono muoversi
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Sempre più in difficoltà sul piano militare, nei territori dello Yemen sotto il loro controllo gli huthi stanno rafforzando il loro soffocante controllo sulla popolazione, soprattutto sulle donne.

Già a partire dal 2017, secondo l’organizzazione non governativa Mwatana, il gruppo armato si accanisce contro le donne: applica la segregazione di genere nei luoghi pubblici, vieta loro di lavorare in alcune zone e nega alle ragazze e alle donne l’accesso alle cure di salute riproduttiva.

Adesso, da alcuni mesi, senza il mahram (il maschio di casa che svolge funzioni di guardiano), le donne non possono muoversi, neanche per andare al lavoro. L’obbligo di accompagnamento riguarda anche le operatrici umanitarie, per le quali essere sul campo e andare dove c’è bisogno di portare aiuti è fondamentale.

Amnesty International ha raccolto alcune testimonianze (i nomi sono fittizi, per proteggere le persone che hanno accettato di raccontare la loro esperienza). Questa è quella di Afrah:

“Dovevo andare da Sana’a ad Aden per lavoro, così ho cercato un’automobile a noleggio. Più volte mi hanno detto che avrei potuto prenderla solo in presenza del mahram e garantire che avrei viaggiato con lui. Così, mio marito ha dovuto prendere un’aspettativa dal lavoro e ho dovuto ritirare mia figlia dalla scuola. Abbiamo presentato copie delle nostre carte d’identità, del certificato di matrimonio e di quello di nascita di nostra figlia e alla fine ci hanno dato l’auto”.

A Noura è successa la stessa cosa:

“Per prendere una macchina a nolo ho dovuto fornire un’autorizzazione scritta da parte di mio fratello. Ha dieci anni meno di me, ma per loro è il mio mahram”.

Sempre su un’auto presa a noleggio, Eman stava viaggiando tra Sana’a e Aden. È stata fermata a un posto di blocco nei pressi della capitale. Nonostante avesse fornito, insieme agli altri documenti, anche l’autorizzazione scritta del mahram, l’hanno trattenuta per sei ore minacciandola di violenze fisiche se avesse osato scendere:

“Il responsabile del posto del blocco urlava: ‘Dov’è il tuo mahram? Non ti vergogni a viaggiare da sola? Come mai i tuoi genitori te lo permettono? Lavori per una Ong?’”

Come detto all’inizio, le donne che si occupano degli aiuti umanitari sono il principale bersaglio degli huthi. Il requisito del mahram non solo pregiudica la fornitura dell’assistenza ma impedisce anche di portare avanti i programmi di salute sessuale e riproduttiva, che evidentemente presuppongono il lavoro in presenza delle operatrici e il contatto con le donne e le ragazze beneficiarie dei programmi.

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