L’adrenalina è da un’altra parte e il fair-play è a livelli da pranzo di gala. Ma alla fine il segretario del Pd Enrico Letta e la presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni sono d’accordo su un solo punto: nessuno dei due, assicurano, farà parte di un governo di larghe intese. L’esito del primo confronto diretto in streaming sul Corriere.it è che probabilmente i leader delle due coalizioni di centrosinistra e centrodestra non si sono rubati nemmeno un voto. Entrambi hanno piuttosto blindato i propri elettorati. “Ci sono due Italie radicalmente diverse, che si rispettano perché abbiamo avuto un dibattito civile“. Letta è andato un po’ oltre l’azzardo, cioè a tanto così dall’autogol: le elezioni politiche del 25 settembre sono “un bivio, un referendum, come l’Inghilterra con Brexit“, dice non rammentando lì per lì com’è finito quel voto. Una responsabilità in più ce l’ha, dall’altra parte, Meloni che secondo tutti i sondaggi è alla guida della coalizione che avrà di gran lunga la maggioranza in Parlamento. L’alleanza al governo durerà?, le chiede il direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana: “Sì – risponde la leader di Fratelli d’Italia – Lo abbiamo già dimostrato, lo facciamo ottimamente a livello regionale e comunale, stiamo insieme per scelta e non per necessità. Non diciamo come la sinistra votate per noi altrimenti c’è la destra. Noi possiamo raccontare una visione nostra”. E infatti negli stessi minuti in cui Meloni era impegnata a confrontarsi con il capo del centrosinistra, l’alleato che sta con lei “per scelta”, cioè Matteo Salvini, parlava così a un’iniziativa elettorale a Firenze: “La preoccupazione degli italiani in questo momento sono le bollette. Si devono mettere sul tavolo 30 miliardi di euro per aiutare gli italiani a pagare le bollette. Subito. Chi dice no a un intervento non conosce il proprio Paese. Con Giorgia vinceremo le elezioni ma non capisco perché su questo Meloni tentenni. Servono soldi oggi, subito. Come si fa a non capire?”.

Su molti dei temi affrontati durante il duello sul Corriere.it Meloni e Letta hanno riproposto posizioni ripetuti più volte nelle ultime settimane. Sulla rimodulazione del Piano di ripresa e resilienza per esempio, già anticipato da Meloni. “Penso che i soldi del Pnrr siano una occasione e vanno spesi nel migliore dei modi ma non possiamo non considerare, come previsto, che si possa aggiornare. Il governo socialista portoghese ha portato a Gentiloni la sua proposta di aggiornamento e il commento è stato ‘molto interessante’. Se lo chiede il Portogallo va bene e se lo chiediamo noi non va bene?”. Il Pnrr “non va rinegoziato” perché se lo si chiedesse “daremo a chi ci presta quei soldi un messaggio, che l’Italia è inaffidabile” risponde Letta, aggiungendo che “dentro il Pnrr ci sono già i meccanismi per rimodularlo sulle necessità dovute alla crisi energetica”.

I toni si sono accesi anche sui diritti, in particolare sulle adozioni dei bambini da parte di coppie omogenitoriali. “Un bambino ha diritto ad avere una mamma e un papà” ribadisce la leader di Fdi. Ribatte Letta: “Quello che conta è l’amore”. E Meloni: “Che c’entra l’amore?, lo Stato non norma l’amore”. E ancora Letta: “No, sei tu che così normi cosa è amore e cosa non è. Siamo su posizioni opposte”. Rinnega il comizio al congresso di Vox, quello delle “lobby Lgbt” e compagnia? No, “salvo che per il tono che a volte mi esce quando sono stanca. Il livello di aggressività verso di me in questa campagna elettorale è tale che ho dovuto sviluppare un controllo che alla fine, alle brutte, posso fare il monaco tibetano…”.

E ancora i temi dell’ambiente. Letta accusa la destra di essere “negazionista alla Bolsonaro“, Meloni risponde che “non c’è nessuno che ami l’ambiente più di un conservatore. L’obiettivo dei conservatori è prendere la terra dei padri e lasciarla alle generazioni future nelle migliori condizioni possibili. Puntare tutto sull’elettrico non intelligentissimo, ti lascia a piedi come sai e ti lega alla Cina…”. “Non mi ha lasciato a piedi – ha replicato Letta -, abbiamo tre mezzi, li usiamo in modo alternativo in base a dove andiamo. Il tuo sistema mediatico racconta fake news come queste”. E “quale sarebbe?”, chiede Meloni e il segretario Pd cita Libero, la Verità, il Giornale.

Il segretario del Pd in sostanza cerca di rimarcare le differenze tra i due schieramenti: la vittoria della destra, sottolinea, porterebbe l’Italia “su un’altra strada rispetto ai valori europei”. Punge Meloni: “Enrico, hai ripetuto questa frase 4 volte… Hai qualche proposta da fare o parli solo di Fdi?”. “Questa destra ci porterebbe molto lontano dai valori europei. Noi abbiamo detto che il governo Draghi sarebbe stato l’unica e irrepetibile esperienza di larghe intese. Da questo voto usciremo o noi o Meloni, Salvini e Berlusconi. Noi non abbiamo alcuna intenzione di aprire altre stagioni di larghe di larghe intese: o sarà maggioranza o sarà opposizione”, dice Letta. E sulle voci di un eventuale governissimo post-voto Meloni precisa: “A proposito del draghismo, cerchiamo di essere seri… Quanto può essere seria una Nazione in cui sei considerata allo stesso tempo fascista o draghiana?”. “Se mi viene chiede cosa ne penso del price cap, dico che sono d’accordo – continua – Se mi chiede dei balneari, dico che non sono d’accordo. Tutti sanno che Fdi è una forza responsabile. Quando sto su una posizione, sto su questa posizione. Se poi si pensa di passare dall’insulto all’inciucio, io non sono fatta così”.

C’è spazio anche per un confronto su “Dio, patria, famiglia“, motto usato dal fascismo e prima ancora dai mazziniani. “Per noi la società deve essere basata sulla diversità e non sull’omologazione, deve basarsi sui diritti delle persone”. “Dio, Patria famiglia è un motto mazziniano, non cozza con l’attualità – risponde Meloni – E’ una rivendicazione della propria identità, ma rispettando gli altri. Patria, famiglia sono fondamentali, come l’identità religiosa credendo però nella laicità dello Stato”. L’operazione rassicurazione è partita anche su questo.

Da fuori Carlo Calenda organizza sui suoi social un “Controdibattito”, per protesta perché è stato escluso (così come Giuseppe Conte): “”Letta e Meloni non stanno parlando dei programmi delle coalizioni, ma dei loro partiti. Le coalizioni sono delle finzioni totali”. “Un dibattito fra Sandra e Raimondo senza alcun senso” lo definisce. Ma magari, pensa lo spettatore-elettore: Sandra Mondaini e Raimondo Vianello in faccia se ne dicevano di ogni.

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