Un price cap temporaneo, “sufficientemente alto rispetto ai livelli prebellici” e valido per le importazioni da tutti i fornitori – non solo la Russia – e per tutte le transazioni ma solo per i contratti futuri. Quelli in essere dunque rimarrebbero immutati, forse per evitare di dare la sponda a contestazioni legali da parte di Mosca. E’ questo il cuore della proposta italiana portata a Bruxelles dagli sherpa del ministero della Transizione ecologica in vista del vertice di venerdì. In caso di carenza di forniture, servirebbero poi “misure coordinate” nell’Ue nelle misure di gestione della domanda, perché “l’impatto delle carenze potrebbe non essere simmetrico tra gli Stati membri, ma gli effetti rilevanti dovrebbero essere equamente condivisi“.

La proposta italiana è diversa da quella contenuta nel non paper della Commissione circolato nei giorni scorsi, che ipotizzava un tetto solo al gas comprato dalla Russia – ipotesi confermata dalla presidente Ursula von der Leyen – o in alternativa la creazione di un “gruppo di acquisto” europeo che negozi volumi e prezzi con Mosca. Secondo Roma il limite massimo di prezzo dovrebbe applicarsi invece a tutti i fornitori e di conseguenza “prendere in considerazione i prezzi temporanei del Gnl“. Il livello dovrebbe essere fissato “ben al di sopra dei costi di produzione per incentivare a continuare la produzione e l’export, e con un valore sufficientemente alto da incoraggiare comunque i paesi membri al risparmio energetico, continuando a ridurre rapidamente la loro dipendenza dal gas russo, accelerando la diversificazione delle importazioni di gas, aumentando l’uso del GNL, accelerare l’installazione di energia rinnovabile e l’uso di fonti alternative. Dovrebbe essere inoltre adeguato all’obiettivo di ridurre la pressione inflazionistica“.

Il ministero italiano ipotizza che la misura sia “integrata da un meccanismo di CfD (contratti per differenza ndr) o da altri meccanismi di compensazione pubblica per rimborsare gli importatori della differenza tra i prezzi internazionali superiori al tetto e il tetto per le risorse marginali necessarie a garantire la sicurezza dell’approvvigionamento, come le forniture spot di GNL”. Cioè: se i Paesi che ci inviano gas liquefatto via nave non accettano il tetto e pretendono di essere pagati di più, la differenza la metterebbero gli Stati. Anche per questo servirebbe “un quadro appropriato e coordinato per la gestione della domanda e i criteri di allocazione da attivare sia: i) in caso di raggiungimento del livello di cap, ma senza situazioni di carenza fisica di fornitura di gas; ii) in caso di carenza fisica di fornitura di gas naturale”.

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