Nato a Ougrèe, portiere. Facilissimo no? Bastano due elementi per tirare le somme e dare la risposta. Sbagliata però. Già perché quegli elementi conducono inevitabilmente a Michael Preud’Homme, miglior estremo difensore belga della storia, tra i migliori della sua epoca, tra i più amati di chi ha seguito il calcio negli anni ’80 e ’90. Sì, perché a Ougrèe esattamente 60 anni fa ed esattamente mentre il papà era tra i pali in una partita ufficiale, nasceva anche un altro numero uno: Gilbert Bodart.

Più piccolo di tre anni rispetto a Preud’Homme, più basso di due centimetri, più estroso e simile a Jean Marie Pfaff, Gilbert non ama molto il calcio, preferisce il tennis, ma c’è papà Jean portiere e allora anche Gil si mette tra i pali. Tra i pali dello Standard Liegi, squadra di Preud’Homme, appunto. E Gil, che è un tipo romantico, mette mitologia anche nel suo debutto in prima squadra: a suo dire nel 1980 contro i New York Cosmos delle stelle in una gara in cui para anche una gran punizione di Beckenbauer… gli storici invece parlano più banalmente di qualche amichevole estiva.

Ma romanticismo o meno le cose non cambiano: Gil è forte, anche ambizioso, dunque avere un mostro sacro come Preud’Homme davanti non lo demoralizza, ma lo stimola a fare meglio…tanto da prendersi la maglia da titolare nel tempo, costringendo l’ex primo portiere a trasferirsi al Mechelen e andando come terzo portiere anche ai Mondiali del 1986 in Messico. In molti gli mettono gli occhi addosso, ma Gil resta in maglia biancorossa, vincendo però fino al 1996 solo una Coppa del Belgio: una storia d’amore importante, con rinunce anche economiche di offerte che sarebbero state molto più vantaggiose rispetto alla permanenza a Liegi, ma Bodart è un romantico.

Liegi la lascia nel 1996, quando ha ormai 34 anni, per andare al Bordeaux: sfiora la vittoria della Coupe de la Ligue, perdendo ai rigori contro lo Strasburgo. Gil ne para tre ai suoi avversari, i suoi compagni però ne sbagliano quattro vanificando la possibilità di vincere il trofeo. Gil viene eletto miglior portiere del campionato francese, ma poi torna a Liegi dove però resta solo un anno. A fine stagione chiama il Brescia, in Serie B, e Gilbert ormai 36enne decide di affrontare quella sfida: tra le rondinelle ha un rendimento altissimo, ma il primo anno la promozione non arriva e allora Corioni decide di sostituire il giovane mister Silvio Baldini con l’esperto Nedo Sonetti. Ancora una volta Bodart è al centro del progetto: sfodera ottime prestazioni, ad esempio contro il Treviso parando un rigore a tempo scaduto a Beghetto, e mette i suoi guantoni sulla riconquista della Serie A.

Ma Mazzone, scelto per guidare le Rondinelle in A, decide di affidarsi al ceco Srnicek e per Gil non c’è più spazio: torna in patria, al Beveren, con l’unico obiettivo di vedersi per una volta avversario dello Standard Liegi, e chiude la carriera. E se in carriera l’obiettivo era superare in bravura Preud’Homme, e non gli è del tutto riuscito, diversamente è andata sul fronte furbizia.
Preud’Homme, giovanissimo, macchiò la sua carriera con lo scandalo calcio scommesse che gli costò nel 1982 una squalifica di sei mesi. In uno scandalo fu coinvolto pure Bodart nel 2006, quando emerse che da allenatore aveva venduto una gara: “Avevano minacciato di morte me e la mia famiglia”, si giustificò Gil. E poi ancora: coinvolto in una serie di crimini (tra cui una rapina) fu condannato a tre anni e mezzo di carcere nel 2008 e accusato di stalking ai danni dell’ex moglie nel 2017, in un post carriera di decisioni sbagliate e ripartenze in cui non ha avuto problemi a fare anche il cameriere.

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