di Michele14

Non ho ancora letto il libro di Luisgé Martin Cento notti, ma la presentazione dello stesso, di Stefano Baudino pubblicata sul Fatto del 13 agosto, ne rende evidente, in poche righe, la trama e fa emergere un tema scottante che si ripresenta dall’inizio dei tempi. Mettendo in disparte per un attimo pandemia, guerra e politica, riporto uno stralcio della presentazione quale spunto per l’argomento, foriero di gioie e tragedie secolari, di cui voglio parlare: l’infedeltà.

Irene, la protagonista del romanzo, è una studentessa di psicologia, passionale, promiscua e spregiudicata. Preda consapevole del fascino del tradimento, vive la sua infedeltà come un progetto scientifico, elaborato con un metodo rigoroso. Il suo obiettivo è quello di “analizzare le differenze tra il sesso animale e il sesso romantico”, cercando di capire “se il legame affettivo con una persona inibisce o danneggia la sensibilità erotica verso gli altri”. Dal suo giaciglio passano uomini dalle più svariate caratteristiche fisiche e psicologiche, che annota al fine di tracciare una linea di demarcazione tra impulsi spirituali e sessualità, studiando gli schemi biochimici dell’attrazione. Secondo Irene “i monogami, come i sedentari o gli ignoranti, muoiono senza conoscere davvero il mondo”.

Trovo assolutamente vero che qualsiasi nuova esperienza, in ogni ambito, arricchisca chi la vive, rendendo più consapevoli, più critici e, in qualche caso, più felici. Nel campo in cui ci siamo addentrati, tuttavia, entrano in gioco una serie infinita di variabili che sicuramente si ripercuotono, positivamente o negativamente, oltre che su noi stessi anche su altre persone. Per questo ogni uomo – e mi riferisco principalmente agli uomini perché le donne, notoriamente, hanno milioni di neuroni in più – prima di buttarsi a braccia aperte dentro una nuova relazione, dovrebbe imporsi un minimo di riflessione. Vale la pena rischiare di rovinare la storia che si sta vivendo per una nuova avventura? La risposta è, ovviamente, del tutto soggettiva, ma sicuramente deve essere negativa se si rischia di rovinare una storia d’amore. Tutti abbiamo provato l’adrenalina che si scatena in noi quando “conosciamo” una persona nuova, l’effervescenza e la voglia di fare che ci pervade. Indubbiamente piacevoli. Ma proviamo a pensare ai giorni in cui abbiamo conosciuto la persona che ci ama, non eravamo euforici, felici, adrenalinici? Sono una di quelle persone fortunate (?) che già dai tempi dell’adolescenza e ancora oggi che ho parecchi anni in più veniva messa in “tentazione” da molte persone, che spesso non esitavano a farmi capire questo loro apprezzamento, facendomi continuamente “cadere”.

Dico ciò non per autoincensarmi, ma perché non si pensi subito semplicisticamente “afferma queste cose perché sarà uno sfig*to” che non vuole rischiare di perdere l’unica che ha gliel’ha data”. Le donne mi hanno amato, mi hanno aiutato, mi hanno reso felice. È forse per questo motivo che le amo e le apprezzo tutte, cercando di comprenderle, di difenderle e di dare loro ragione a prescindere, sì perché sono sempre e comunque superiori a noi maschi e sono pronte a fare qualunque cosa per l’uomo che amano. Quindi, se ancora adesso quella persona appena vi vede si illumina e col suo sguardo vi trapassa, vi sorride perché è felice di vedervi, e magari vi prepara con gioia un caffè o due “banali” uova al tegamino, apprezzatela, rispettatela e amatela ogni giorno che potete ancora farlo! Anche l’incontro occasionale più esaltante non lascerà che il vuoto; meglio ancora come dice Irene e Baudino “l’amore erotico tra due persone dura al massimo cento coiti”: dopo, “tutto è prevedibile e ordinario”, poiché “non scompare il piacere ma la meraviglia sì”.

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