Alla fine Mario Draghi, il migliore dei peggiori, si è “suicidato” e, come in un thriller, voleva pure farlo apparire come omicidio, anzi draghicidio, affibbiandone generosamente la colpa al solito Giuseppe Conte, cui era vietato fare il proprio mestiere di capo del suo gruppo ma doveva acconciarsi a fare i comodi degli altri, lasciandosi sventrare. La stampa uniforme, come falange schierata a testuggine, al soldo del capitale ruspante sono un coro a secco monocorde, laudatores draghisti, perché così vogliono i rispettivi padroni. Non parliamo di Mediaset e dei giornali berlusconisti, che di servire il pregiudicato hanno fatto sempre la loro vocazione a lauto libro paga. Incontrando un mio amico, che reputo intelligente, prima ancora di salutarmi mi ha detto: “Hai visto il “tuo” Conte che ha fatto cadere Draghi?”. L’intelligenza a volte non è sufficiente, perché occorre la sapienza dei fatti per mantenere la lucidità dell’analisi logica. Proviamo.

Conte ha assistito, sopportando stoicamente, allo smantellamento di tutte conquiste sociali dei 5S (reddito di cittadinanza, spazzacorrotti, transizione ecologica, decreto dignità con, in progetto, salario minimo), elogiati dall’Ue. Intanto il sor Draghi, mentre smantellava, si sgolava “senza 5S non c’è governo”, salvo al mattino ribadirlo e al pomeriggio al Senato dire peste e corna dei 5S, aggiungendo per buon peso insulti a Salvini per esser certo di non avere la fiducia. Accontentato. Nessuno si è accorto che Draghi voleva andarsene e cercava il pertugio d’uscita, come vendetta di non averlo portato in trionfo al Quirinale. In quel caso, sarebbe caduto il governo, ma siccome lo faceva cadere Draghi per vanità personale non era un problema né per il Pnrr né per la pandemia. Il Pd non fa alleanza con Conte “perché non ha votato l’agenda Draghi” che nessuno ha mai visto, tranne Carlo Calenda che se la porta anche a letto, nonostante le 52 fiducie votate e una sola astensione (l’ultima): per questo peccato mortale, mons. Letta Enrico imbarca Nicola Fratoianni che ha votato 55 sfiducie secche a Draghi.

Che serietà commovente! Non si governa con Conte che chiede rispetto e conto del programma di governo con i 9 punti come minimo sindacale. Avrebbe dovuto presentarli il Pd, ma ormai il Pd è solo il club dei Parioli con segretario Calenda e chierichetto mons. Letta. Il sor Calenda ha fatto tombola perché dal suo misero 3,x% arraffa il 30% dei seggi elettorali, mentre il Pd dato al 23-25% si accontenta del 70% che deve pure spartire con Renato Brunetta, Mariastella Gelmini, Mara Carfagna, tutte Maddalene recuperate all’ospizio di Villa Certosa e note paladine di chi soffre, dei poveri, e frequentatrici della Caritas.

Gigino ‘o pezzente e i suoi senzatetto che implorano un gancio al sole anche in penombra dove li mettiamo? Il Pd visse un decennio, e io ero con esso, a lottare contro Gelmini che tagliò 100mila insegnanti e tolse alla scuola in tre anni 8,5 miliardi: la scuola è davanti a tutti i figli degli elettori che ora devono turarsi naso, bocca e tutto il resto e votarli come se fossero di sinistra, ma la sinistra è un odore svanito in tutto il Pd. Lo stesso Pd ha governato con Conte, Salvini e Berlusconi di cui dice cose mirabolanti: “ho governato bene con B.” Alla faccia del savoir faire.

Mons. Enrico Letta, provvisorio segretario Pd pro tempore, dal cuore caritatevole, getta un salvacondotto a Gigetto Di Maio, il duro e puro, che in nome degli ideali traditi, credendosi statista luminoso e bello, ha tradito i 5S senza dimettersi (“che mi chiamo Pasquale io!”) e vuole solo salvare il poggia culetto in qualche sofà, anche monoposto. Questo campione di coerenza politica dove va? Nel Pd, perbacco: avanti, c’è posto. Calenda permettendo.

Tutti a deridere, compreso Di Maio, la regola dei due mandati, che ha svuotato i 5S da tutti gli sciacalli, dai coerenti che restano con Conte. Il segno che sono pericolosi? Sono rifiutati da tutti, bastonati, schifati e denigrati: gatta ci cova. Nello statuto del Pd vi sono massimo tre mandati, ma non l’osserva. Nessuno fiata. I 5S pagano la riduzione della mangiatoia in parlamento e i posti non bastano per tutti. Per questo l’accordo Calenda-Letta è un accordo di palazzo e di cadreghe, senza alcun riferimento a programmi e idee. Prima i posti in percentuale e reali e poi se avanza tempo… campa cavallo.

Qualche paginetta di programma come il salario minimo che il ministro del lavoro Pd (ironia della sorte!), il ligure Orlando, propone a 5 euro: sì avete letto bene, a € 5, contro Conte che lo propose a Draghi a € 9 (in Germania è a € 12 e in Svizzera a € 27, ossia 32 franchi). Buona notte al secchio e anche alle pentole. Tanto a fare le promesse mirabolanti, dalle dentiere alle pensioni a mille euro ci pensa il pregiudicato evasore Berlusconi, superando lo stesso Crozza.

Votare Pd significa essere assassini degli ideali del riformismo sturziano, lapiriano, dossettiano, moriano, berlingueriano, pertiniano e, indossando doppiopetto e sottopancia, entrare nei salotti dei super ricchi che già festeggiano a caviale e formiche ripiene. Auguri e buona morte. Resta Matteo Renzi, il traditore delle sue stesse promesse, ma vedrete che mons. Letta Enrico un letto per il senza dimora lo trova comunque. Premesso che per votare ci vuole scienza e coscienza e per un cattolico anche la dottrina sociale della Chiesa che non è mai di destra (leggere per favore almeno il Compendio), anche questo voto non è legittimo, perché i cittadini non scelgono alcuno, ma devono scegliere chi ha deciso il segretario, mons. Letta, il chiericone Calenda, il paria Renzi e noi a tenere il moccolo a chi ha ucciso la democrazia, la Costituzione con la dignità e l’onore.

Poiché il solo coerente è stato Conte, anche quando fu il Pd a costringerlo a governare con Salvini nel Conte I (chi lo ricorda?), se Conte sarà capolista a Genova, io lo voterò perché in pochi mesi ha fatto tante riforme di sinistra che il Pd nemmeno in 70 anni se le è sognate. Dai frutti si giudica l’albero. Chi vuole, è libero di andare con Berlusconi che ha piazzato le sue quinte e seste colonne nel Pd per asfaltarlo una volta per tutte, perché Calenda, Gelmini, Carfagna, Brunetta, Di Maio, D’Incà, Tabacci… sono lupi che perdono il pelo, ma non il vizio. Se questi sono il vostro meglio o meno peggio (pari sono), scelgo la persona onesta, che da sola, contro tutti, ha portato a casa 235 miliardi di Pnrr, che i migliori non le hanno permesso di gestire: infatti, Draghi ha tagliato sanità e scuola per aumentare la spesa per gli armamenti. Voto Conte perché ha gestito la pandemia in modo encomiabile e serio. Amen.

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