“I centri estivi sono un’importantissima occasione di socialità per tutti i bambini e le famiglie non possono farsi carico dei costi aggiuntivi del personale specializzato per l’assistenza ai minori con disabilità”. A dirlo a Ilfattoquotidiano.it è Fortunato Nicoletti, papà di Roberta, una bambina con plurime gravi disabilità, e vice presidente dell’odv (organizzazione di volontariato, ndr) Nessuno E’ Escluso molto attiva in Lombardia. Roberta non può frequentare il centro scolastico estivo perché manca l’infermiere a lei dedicato per aiutarla nella sua assistenza continua di cui ha bisogno per vivere. “Operatore specializzato che le spetta per legge” dichiara Fortunato.

La denuncia contro ignoti – “L’assenza dell’infermiere di fatto impedisce a Roberta di accedervi: lei, tracheostomizzata, respira grazie a una cannula, ha necessità di aspirazione ma anche di essere sostenuta correttamente nella deambulazione, nessun insegnante potrebbe mai prendersi la responsabilità di farla entrare a scuola – racconta Nicoletti -  Dopo l’ennesima assenza ingiustificata dell’operatore infermieristico abbiamo sporto denuncia all’autorità di polizia giudiziaria”. Una denuncia contro ignoti. L’assistenza domiciliare di una persona con disabilità è responsabilità della Regione di residenza. Gli altri attori interessati sono la Asst (Azienda Socio Sanitaria Territoriale), il Comune di residenza e l’ente gestore accreditato che effettivamente eroga l’assistenza. Sulla grave situazione dei centri estivi in Italia il vice presidente di Nessuno E’ escluso commenta che “la questione sta diventando una vera e propria emergenza a livello nazionale. Sul nostro territorio sta aggravandosi soprattutto a causa dell’ostracismo di una gran parte dei comuni lombardi nonché delle cooperative che organizzano e gestiscono tale servizio”. “Ricordiamo che i centri estivi sono fondamentali anche sul piano della organizzazione familiare. Peccato però che, per i bambini e ragazzi con disabilità di ogni tipo, sia praticamente impossibile non solo partecipare ma anche iscriversi”. “Alla luce di ciò – aggiunge Nicoletti – ci sentiamo di poter affermare che in questo caso andiamo anche oltre il concetto di inclusione citando invece il diritto di cittadinanza di tutte le persone. I Comuni, perché sono loro che forniscono tali servizi, devono porre in essere ogni condotta necessaria affinché ci siano le condizioni per garantire a tutti l’iscrizione e la frequenza, senza delegare tale compito, illegittimamente, alla famiglia. Ogni altro tipo di comportamento diverso da ciò presuppone una violazione della legge, anche quello molto usuale che adduce motivazioni di ordine economico-finanziario (non ci sono soldi)”. È una criticità che ogni estate poi esplode ma sta peggiorando con gli anni. “Nei prossimi mesi questa battaglia di civiltà e giustizia sociale diventerà una di quelle prioritarie per la associazione Nessuno è Escluso e per tutti quelli che insieme a noi vorranno lottare”.

La scheda legale di Ledha – In Lombardia nel corso delle ultime settimane il Centro Antidiscriminazione Franco Bomprezzi della LEDHA ha ricevuto circa il 20% di segnalazioni in più che arrivano dalle famiglie di minori con disabilità che hanno ricevuto un rifiuto per iscrivere il proprio figlio al centro estivo. LEDHA denuncia che la situazione di gravità più diffuso è la prassi di chiedere ai genitori di pagare un contributo aggiuntivo rispetto alla retta di base per ottenere l’assistenza di un educatore e/o operatore specializzato. Per venire incontro alle esigenze delle famiglie e supportarle il Centro Antidiscriminazione Franco Bomprezzi di LEDHA ha preparato una scheda legale rivolta alle famiglie e un fac simile di lettera che i genitori possono direttamente scrivere e indirizzare agli enti gestori dei servizi ricreativi pubblici o privati che siano. Eccola, qui di seguito.

“I centri estivi e il divieto di discriminazione dei bambini e ragazzi con disabilità”

Ogni anno, per la fine della scuola le più varie realtà (Comuni, parrocchie, centri sportivi, …) organizzano centri estivi che sono per i bambini e i ragazzi un’importante occasione di socializzazione, divertimento e svago, oltre che servizio necessario all’organizzazione del lavoro familiare. L’art. 30 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, ratificata dallo Stato italiano con la legge n. 18 del 2009, riconosce a tutte le persone con disabilità il diritto a partecipare alle attività ricreative su base di eguaglianza con gli altri, anche attraverso l’adozione di tutte le misure e gli accomodamenti ragionevoli a ciò necessari. Questo significa che:

i centri estivi sono aperti a tutti. Non accettare l’iscrizione di un bambino o di una bambina, di un ragazzo o una ragazza con disabilità – o subordinarla alla presenza di assistenza educativa dedicata – per inidoneità degli spazi o del personale e/o per rispondere alle esigenze connesse alla disabilità, o, più genericamente, motivi di sicurezza, costituisce una discriminazione sanzionabile ai sensi della legge n. 67 del 2006, dal momento che la causa di esclusione è la disabilità.

• I bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze con disabilità hanno il diritto di partecipare al centro estivo su base di eguaglianza con gli altri. Nel momento in cui si progettano le attività di un centro estivo, bisogna considerare le esigenze e le caratteristiche di tutti i bambini, compresi quindi quelli con disabilità. L’ente gestore deve prevedere tutte le misure necessarie a garantire ai bambini e alle bambine, ai ragazzi e alle ragazze con disabilità un’adeguata frequenza e partecipazione al centro su base di uguaglianza con gli altri, anche attraverso le eventuali figure e/o l’assistente di supporto specializzato, se necessari. Appare, però, diffusa la prassi in base a cui gli enti gestori chiedono alle famiglie di bambini e bambine con disabilità, oltre alla retta di iscrizione, un contributo extra, una compartecipazione o, nei casi più gravi, di farsi interamente carico del costo dell’assistenza di supporto di cui necessitano. Anche in questo caso, qualsiasi costo aggiuntivo imputabile alla disabilità è discriminatorio, e, come tale, sanzionabile si sensi della legge n. 67 del 2006.

A seguito delle numerose segnalazioni ricevute, precisiamo quindi che:

• l’ente gestore, in qualità di organizzatore, deve attivarsi per garantire ai bambini e alle bambine, ai ragazzi e alle ragazze con disabilità che frequentano il centro estivo l’assistenza di supporto di cui necessitano. È, infatti, illegittima la prassi diffusissima in base a cui gli enti gestori delegano questo compito alle famiglie stesse;

• nel caso in cui per un bambino o una bambina, un ragazzo o una ragazza con disabilità in base alla propria diagnosi funzionale sia previsto un rapporto 1:1, i Centri e i Comuni non possono rifiutare la sua iscrizione o limitare la sua frequenza, dichiarandosi non in grado di garantire tale rapporto. Per non porre in atto una discriminazione sanzionabile ai sensi della legge n. 67 del 2006, sono infatti tenuti a valutare caso per caso, analizzando la situazione e le esigenze specifiche del singolo bambino o ragazzo con disabilità, per decidere se sia effettivamente necessario un supporto elevato anche per le attività ludiche organizzate – che differiscono evidentemente dalle attività scolastiche – senza che questo comporti però alcun onere ulteriore a carico della sua famiglia. In via generale non deve comunque mai essere imposto un rapporto 1:1 per la sola presenza di una disabilità;

• i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze con disabilità devono potere frequentare il centro estivo sin dal primo giorno, anche nell’attesa dell’assistente di supporto. Gli enti gestori devono infatti adottare ogni misura e accomodamento ragionevole per garantire da subito la partecipazione dei bambini con disabilità a parità di diritti con gli altri compagni.

Per riassumere: tutti i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze con disabilità hanno diritto a partecipare al centro estivo su base su eguaglianza con gli altri. Spetta all’ente gestore attivarsi affinché vengano adottate tutte le misure necessarie a garantire la frequenza dei bambini e delle bambine, dei ragazzi e delle ragazze con disabilità. È inoltre sempre possibile richiedere un parere al Centro antidiscriminazione Franco Bomprezzi all’indirizzo  antidiscriminazione@ledha.it

Articolo Precedente

Casa all’asta? La legge per salvarla c’è ma pochi la conoscono

next
Articolo Successivo

“Quando finisce la scuola i nostri figli disabili diventano invisibili: il centro estivo chiede 4mila euro al mese”. Le storie dei genitori

next