Dopo tre anni di risposte e contro risposte è finalmente concluso il processo che ha avuto enorme eco mediatica nel Regno Unito: quello tra Coleen Rooney, moglie di Wayne, e Rebekah Vardy, consorte di Jamie. L’inchiesta ha attirato l’attenzione dei tabloid e dell’opinione pubblica inglese per via della ferocia delle accuse, delle lacrime e delle sfarzose parate in tribunale. Il giudice dell’Alta Corte di Londra ha dato ragione alla moglie dell’ex attaccante del Manchester United ribaltando la sentenza di primo grado del novembre 2020. Quest’ultima, infatti, aveva deciso in favore della compagna del centravanti del Leicester, imponendo a Rooney il pagamento di circa 30mila euro di spese legali. L’appello, però, ha ribaltato la situazione. Secondo la Corte britannica “Rooney non ha diffamato la signora Vardy perché il suo post su Twitter era ‘sostanzialmente vero’”. Il tweet incriminato risale al 2019 quando Rooney accusò Vardy di fornire informazioni intime e private ai tabloid dell’isola, in particolare al Sun: “Ho capito chi è stato a dare tutto alla stampa… è stata Rebekah Vardy!”, aveva denunciato.

Quelle frase scatenò la “guerra delle wags”, così è stato ribattezzato il caso dai giornali inglesi. L’acronimo Wag sta per “wives and girlfriends” con riferimento a mogli e fidanzate dei calciatori. Il caso ha coinvolto mogli di calciatori famosi, i giocatori stessi, addirittura allenatori e Federazioni di calcio, Instagram e il Sun. Tutto è cominciato nell’ottobre 2019 quando la signora Vardy ha portato in aula Rooney per diffamazione. La 36enne moglie dell’ex bomber dei Red Devils, sulla quale sui giornali inglesi giravano storie di tradimento, ha sospettato dell’ormai ex amica e ha provato a incastrarla. Rooney attraverso una serie di storie pubblicate sul proprio profilo Instagram e rese visibili alla sola Vardy aveva trovato le prove che era l’amica a fornire informazioni ai tabloid. Poco dopo queste rivelazioni sono apparse sul Sun e Rooney ha compreso il tradimento.

Ma la signora Vardy ha sempre negato tutto, e per questo ha denunciato per diffamazione Rooney. Mrs Vardy, però, ha cambiato più volte versione: prima ha raccontato che qualcuno aveva “hackerato” il suo account Instagram. Poi alla sua agente Caroline Watt è caduto in acqua il telefono con tutte le loro conversazioni, alcune delle quali sarebbero state volontariamente cancellate in precedenza, e lo stesso sarebbe stato fatto sui computer delle due donne. E la stessa 39enne compagna del campione d’Inghilterra 2015/2016 nelle ultime udienze all’Alta Corte fece capire che Watt avrebbe potuto cedere informazioni segrete su Rooney ai tabloid, ma “a sua insaputa”. In tutto questo, il Sun si è trincerato dietro la segretezza delle proprie fonti.

Nell’udienza c’è stato anche il primo faccia a faccia tra Wayne Rooney e Jamie Vardy con l’ex United che ha rivelato che visto il proseguirsi degli screzi tra le mogli il c.t. inglese, Roy Hodgson, gli avrebbe chiesto di dire a Vardy di “darsi una calmata” siccome all’epoca la consorte “stava causando problemi e distrazioni”. Il 35enne attaccante del Leicester, però, ha negato tutto: “Wayne deve essere confuso, tutto questo non è mai accaduto”.

Rooney ha aggiunto che la storia ha “traumatizzato” la moglie la quale “da quel momento è una madre diversa, una moglie diversa”. Coleen Rooney ha anche spiegato come quel post di fine 2019 contro l’amica fosse stato “dettato dall’esasperazione” e che le parti, per molti mesi, hanno tentato di trovare un accordo milionario prima di arrivare a sfidarsi in tribunale. Dal canto suo Rebekah Vardy aveva raccontato come all’epoca, essendo incinta, gli ultimi mesi di gravidanza furono complicati. Inoltre, in lacrime al giudice disse: “Quando sono stata accusata e minacciata da orde di troll e commenti offensivi su Internet e su Instagram, che mi hanno fatto molto male: ansia e attacchi di panico. Così era diventata la mia vita e per questo sono venuta qui in tribunale per la mia reputazione”. Parole che non hanno fatto effetto sull’organo giudiziario che ha dato torto a Vardy.

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