Corre l’anno 1954 quando Gina Lollobrigida (oggi al suo novantacinquesimo compleanno) viene invitata al Festival di Mar del Plata. Gina, di anni allora ne ha 27. Juan Perón, l’allora presidente argentino, si è follemente innamorato di lei, tanto che – secondo il periodico Ambito Financiero – fa costruire a tempo di record, nella villa dove l’attrice risiede, un campo da tennis. Sono imminenti le elezioni parlamentari quando una foto di Perón che cammina con la Lollo al suo fianco scatena un terremoto. Eh sì, perché Gina è… completamente nuda.

Ovviamente un fotomontaggio, probabilmente ideato dagli antiperonisti che diffondono la fantasiosa notizia secondo la quale l’immagine (oggi ritrovata) è stata scattata con una improbabile fotocamera a raggi X su ordine dello stesso assatanato Perón. Manco a farlo apposta pochi anni dopo, Gina girerà Va in giro nuda per il mondo di Ranald MacDougall e Charles Walter, in realtà una sorta di antesignano di Pretty Woman, un film tradito dal titolo.

Sempre al centro di scandali e scandaletti, spesso indesiderati, Gina Lollobrigida continua a combattere, anche oggi, da pre-centenaria in gran forma, con chi le vuole male o vuole i suoi soldi: il figlio Andrea Milko Skofic, avuto dall’omonimo produttore sloveno, poi rincalzato anche dal nipote Dimitri, ha preteso (e ottenuto) che un giudice affidasse l’attrice a un amministratore di sostegno dopo che Gina, secondo i ricorrenti, sarebbe stata “plagiata” dal trentottenne Andrea Piazzolla, ufficialmente il suo factotum. Inoltre, Francisco Javier Rigau, un (allora) trentottenne spagnolo fidanzato con la Lollo dal 2006 al 2007, nel 2010 l’ha sposata “per procura” (secondo l’attrice ingannevolmente, ma lui è stato assolto), un matrimonio poi annullato dalla Sacra Rota. Insomma non un momento di pace per l’attrice, pur assistita dall’avvocato ed ex magistrato antimafia Antonio Ingroia, già collaboratore di Falcone e Borsellino.

Vicende personali a parte, Gina Lollobrigida resta un simbolo di bellezza e sex-appeal per il cinema italiano. E non solo, anche se le sue presenze in film hollywoodiani (come è accaduto per Sophia Loren) non sono certo memorabili: da Il tesoro dell’Africa (’53) di John Huston dove esordisce con un cast internazionale ed interpreta la moglie di Humphrey Bogart, a Trapezio (’56) di Carol Reed, ambientato nel mondo circense e prodotto dall’ (ex) trapezista, poi divo di Hollywood, Burt Lancaster; dal polpettone Salomone e la regina di Saba di King Vidor, accanto a Yul Brynner, George Sanders e Joan Crawford a Sacro e profano (entrambi del ’59) di John Sturges che la vede recitare con Frank Sinatra, Peter Lawford, Steve McQueen e Charles Bronson, fino alle commedie romantiche come Torna a settembre (’61) di Robert Mulligan e Strani compagni di letto (’65) di Melvin Frank, finalizzate anche a mantenere viva nel pubblico, da parte delle Majors, l’immagine machista del fantastico attore americano, occultandone l’omosessualità.

Ha cominciato giovanissima (a teatro con Scarpetta) Luigia (questo il suo nome all’anagrafe). Già nella seconda metà degli anni 40, diciassettenne, dopo una particina in Aquila nera di Riccardo Freda, con Gino Cervi e Rossano Brazzi (ambientato nella Russia degli zar), si fa notare grazie a piccole apparizioni in film musicali operistici come Lucia di Lammermoor di Piero Ballerini, L’elisir d’amore, Follie per l’opera e Pagliacci (gli ultimi tre di Mario Costa).

La sua straordinaria bellezza emerge, consacrata anche da un filmetto che sulla bellezza fonda la sua trama: Miss Italia (’50) di Duilio Coletti, dove è finalmente protagonista quasi assoluta. Su questo film (fotografato dal grande Mario Bava e montato dal futuro re delle commedie sexy nostrane Marino Girolami) val la pena di soffermarsi un po’: un giornalista-scrittore (Richard Ney) decide di condurre un reportage sul concorso di Miss Italia, ripreso qualche anno dopo l’interruzione bellica (la Lollo vi aveva partecipato davvero nel ’47 conquistando il terzo posto dopo Lucia Bosè e Gianna Maria Canale… ma c’erano anche Silvana Mangano ed Eleonora Rossi Drago).

E qui il film (chi si aspetta solo una sfilata di belle ragazze si sbaglia di grosso) si snoda come un lacrima-movie con risvolti criminali e tragici. C’è un bella contessa paralizzata, un cinico ladro e una sfolgorante sartina (la Lollo) che vincerà il trofeo (bikini ascellari e molta pruderie). Ma c’è anche una femme fatale dal passato disinvolto (Constance Dowling) che vuol redimersi e finirà per farlo attraverso il suicidio (una scena del film verrà ripresa nel 1988 da Tornatore in Nuovo cinema Paradiso). La Dowling si suiciderà davvero nel ’69 e si suiciderà – nella stanza 346 dell’hotel Roma di Torino – anche Cesare Pavese che della Dowling fu follemente innamorato (e non ricambiato) e alla quale dedicò la poesia Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.

Un film importante per la Lollobrigida perché sarà uno dei trampolini di lancio per i suoi maggiori successi, quelli della ‘bersagliera’ nella doppietta di Comencini: Pane amore e fantasia e Pane amore e gelosia (’53 e ’54), accanto a Vittorio De Sica. E poi ci sono i registi francesi che l’hanno voluta: da René Clair a Christian Jaque. Ottima fotografa (ma anche scultrice) è riuscita ad immortalare persino Fidel Castro. E ne La donna più bella del mondo (’55) di Robert Z. Leonard, biopic di Lina Cavalieri, la Lollobrigida canta.

Ha rifiutato offerte di Antonioni e Ritt. Si è anche candidata al Parlamento europeo per la sinistra. Una donna a tutto tondo che, a 95 anni, continua battersi per riappropriarsi della propria vita. Del resto, nel Pinocchio tv (’72) di Comencini era la Fata Turchina. Chissà che non le riesca la magia.

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