Proteste in diverse città della Libia contro il carovita, le lunghe interruzioni delle forniture di energia e lo stallo politico. A Tobruk decine di manifestanti hanno assaltato l’edificio del Parlamento che a marzo ha dato la fiducia al governo di stabilità nazionale del premier Fathi Bashagha. Diverse stazioni televisive riportano che i manifestanti sono entrati nell’edificio e hanno compiuto saccheggi. Le immagini mostrano spesse colonne di fumo nero che si alzano dal perimetro dell’edificio dopo che giovani manifestanti hanno bruciato pneumatici. Secondo altre testimonianze, all’interno dell’edificio sono stati bruciati documenti. Le continue interruzioni di corrente sono aggravate dal blocco di diverse installazioni petrolifere, provocato tra le tensioni tra le fazioni rivali. La classe politica è giudicata incapace di dare risposte concrete ai problemi quotidiani. E non è stata in grado di convocare nuove elezioni, dopo l’annullamento di quelle previste lo scorso dicembre. La piazza ha chiesto un voto presidenziale e legislativo entro l’anno.

Nel pomeriggio si è svolto un corteo a Tripoli e sono state organizzate manifestazioni anche a Misurata per denunciare il deterioramento delle condizioni di vita, protestare contro le forze politiche che paralizzano il Paese e invocare elezioni il prima possibile, ha riferito l’agenzia al Wasat. L’agenzia ricorda che il settore elettrico nel Paese è stato messo a dura prova da anni di guerra e caos politico, mancanza di investimenti, scarsa manutenzione e danneggiamenti alle infrastrutture.

Gli ultimi colloqui tra i presidenti delle due camere rivali – il leader del parlamento di Tobruk Aguila Saleh ed il presidente dell’Alto Consiglio di Stato con sede a Tripoli Khaled el-Meshri – non sono riusciti a risolvere le differenze chiave. La prospettiva di elezioni appare più lontana che mai da quando la Camera di Tobruk ha nominato un governo rivale in sostituzione di quello del primo ministro ad interim Abdulhamid Dbeibah, sostenendo che il suo mandato fosse scaduto. Le ultime settimane hanno visto ripetute tensioni tra gruppi armati a Tripoli, che hanno suscitato timori di un ritorno al conflitto su vasta scala. Di questa paralisi ne sta facendo le spese anche il settore energetico. Ad aprile è iniziato un blocco di due importanti terminal di esportazione petrolifera e di diversi giacimenti. Per la National Oil Corporation libica ha comportato perdite per 3,5 miliardi di dollari. Il calo della produzione del gas contribuisce ai cronici blackout, che durano anche 12 ore al giorno.

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