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Bahrein, epidemia di tubercolosi in carcere: le autorità negano le cure mediche

Bahrein, epidemia di tubercolosi in carcere: le autorità negano le cure mediche
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Nella prigione di Jaw, in Bahrein, continuano a scoppiare epidemie che le autorità non riescono o non vogliono controllare.

Nel 2021 c’era stato un grande focolaio di Covid-19 e un prigioniero era morto poiché la direzione della prigione aveva autorizzato il suo trasferimento in ospedale solo dopo che aveva iniziato ad avere gravi difficoltà di respirazione.

Ora è la volta della tubercolosi. E da Jaw arrivano storie terribili di diniego di cure mediche.

La più allucinante è quella di Ahmed Jaber, che ha dovuto attendere 11 mesi prima di essere visitato, che gli venisse diagnosticata la tubercolosi e che venisse ricoverato.

In un video pubblicato su Twitter da un attivista in esilio, Ahmed Jaber racconta come si sia sentito male nell’aprile 2021 e come le sue condizioni di salute si siano aggravate fino a quando, alla fine dell’anno, non era più in grado di camminare o di vestirsi.

La direzione del carcere di Jaw ha autorizzato il suo ricovero solo nel marzo 2022, quando era ormai semi-paralizzato e costretto a stare a letto.

Come vedete dalle immagini, è protetto da un collare che mantiene la testa e il collo in una posizione tale da evitare ulteriori danni alla spina dorsale, lesionata in modo definitivo dalla tubercolosi.

Un’altra storia raccapricciante è quella di Hasan Abdulla Bati, già sofferente a causa dell’anemia, cui è stata diagnosticata la tubercolosi solo nel maggio di quest’anno nonostante già dal 2019 i medici avessero notato il rigonfiamento dei linfonodi e avessero raccomandato un ricovero ospedaliero.

Alla fine, il 30 maggio, Bati è stato portato in ospedale ma dopo soli due giorni è stato rimandato in carcere e posto in una cella con altri otto detenuti.

In cella con Bati c’era, prima del suo ricovero, Sayed Nizar al-Wadaei che ha iniziato ad avere i primi sintomi della tubercolosi alla fine di maggio. Ha chiesto visite e cure mediche e, per punizione, è stato posto in cella d’isolamento. Dopo numerose proteste dei suoi familiari, ha ottenuto di fare il test il 6 giugno.

La situazione è particolarmente allarmante, considerate l’elevata contagiosità della tubercolosi e la facilità con cui si trasmette per via aerea.

Secondo le ricostruzioni di Amnesty International, la direzione della prigione di Jaw ha fatto transitare Jaber nelle celle di almeno sette padiglioni. Aggiungendovi quello in cui si trovava Bati, otto padiglioni sono stati esposti al contagio.

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