Un piccolo passo in avanti per poi compierne molti altri indietro. L’Italia di Roberto Mancini ripiomba nello psicodramma seguito alla mancata qualificazione per i Mondiali in Qatar. La Nations League non è certo una competizione all’altezza della Coppa del Mondo o dell’Europeo, vinto appena un anno fa ma che sembra distante un’era geologica, ma il 5 a 2 rimediato a Mönchengladbach da una Germania troppo superiore per essere giudicata da questa partita dimostra nuovamente il periodo di estrema difficoltà che sta attraversando la Nazionale.

Fare un’analisi tecnica del match è difficile quanto inutile. I tedeschi sono apparsi superiori su tutti i fronti: fisico, tattico, organizzativo. Ma soprattutto mentale. Perché che la Germania fosse più ‘pronta’ rispetto agli Azzurri, nel bel mezzo di un massiccio ricambio generazionale, con ragazzi appena 18enni alla prima esperienza tra i ‘grandi’, era noto. Ma i calciatori azzurri non hanno mai dato l’impressione di essere in grado di reagire a una macchina, quella di Neuer e compagni, che li ha surclassati sul piano tecnico, fisico e mentale.

L’approccio mentale, proprio questo non doveva essere sbagliato. Primo, perché quello tra Italia e Germania è ormai considerato un derby europeo. Secondo, perché al Borussia-Park erano accorsi migliaia di italiani emigrati nella locomotiva europea che volevano una vittoria, o almeno una grande prova, da poter ‘rivendere’ il giorno dopo tra i colleghi al lavoro, al bar, con gli amici. “Questa non sarà mai una partita normale, un’amichevole”, avevano precisato quasi annusando il rischio débâcle.

Non si sbagliavano, nonostante il pareggio con un’altra selezione importante, quella inglese, appena tre giorni fa e una vittoria, seppur timida, contro l’Ungheria. Si è tornati, invece, ai livelli del match della Finalissima contro l’Argentina, quando gli Azzurri sono stati letteralmente travolti dall’Albiceleste. Oggi, però, con un passivo ancora più pesante: solo Gnonto e Bastoni, sul finale di gara, sono riusciti a lanciare gli unici due segnali positivi di una partita nella quale i calciatori di Mancini hanno piegato la testa sotto i colpi di Kimmich, Gundogan, Mueller e Werner (due volte). Toccherà proprio al ct, adesso, riprendere in mano il gruppo e risollevare il morale di una truppa giovane che dovrà imparare da sconfitte pesanti come questa.

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