Undici anni: da tanto mancava Silvio Baldini in B. Ci è ritornato ieri col Palermo, che ha battuto il Padova nel doppio confronto della finale playoff. In Sicilia Baldini è arrivato a stagione in corso e la promozione del Palermo, per com’è arrivata, sa di miracolo, visto che c’erano squadre più attrezzate dei rosanero. Insomma, perfetto stile Baldini: un mister per cui regole, convenzioni, codici da seguire sono fuffa, pura e semplice. Dallo stile di gioco allo stile e basta: a costo di pagare per questo suo modo di essere, in un mondo feroce come quello del calcio. Giovane, creativo e molto promettente quando iniziò, tra Viareggio, Massese e Siena per poi arrivare nella sua Carrarese, in C1 e passare in B prima sulla panchina del Chievo e poi del Brescia. Ad Empoli la consacrazione, con la promozione in B del 2002 e la salvezza in A, splendida, dell’anno dopo, con un tridente peraltro niente male: Di Natale, Rocchi e uno tra Saudati e Ciccio Tavano. A Palermo c’era già stato: l’anno dopo quella salvezza ad Empoli, ma con Zamparini. Va da sé: fanno scintille e scatta l’esonero col Palermo in piena zona promozione. Poi il Parma, il Lecce e il Catania: sì, è sulla panchina dei giallorossi che rifila un calcione nel sedere al collega Mimmo Di Carlo, beccandosi una squalifica di 5 giornate. Un gesto che alla lunga ha pagato: a Catania dopo una prima fase brillante perde smalto e viene esonerato, l’anno dopo torna a Empoli, ma la promozione diretta in A sfuma per un soffio, contro il Brescia ai playoff. Dopo l’esperienza negativa di Vicenza resta fermo per 6 anni, per ripartire nella sua Carrarese, senza prendere stipendio: rinunciando ai soldi ma non alla sua idea di calcio, quello non l’ha fatto mai. Poi il Palermo: la scintilla con la piazza scocca…fino ai fuochi d’artificio.

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