Dopo sei mesi di silenzio, l’ex cancelliera Angela Merkel, giacca blu dell’ultimo foto-shooting con Herlinde Koelbl nel 2021, si è concessa per la prima volta in un’intervista pubblica. Il teatro dei Berliner Ensemble è pieno anche nei palchi. Il reporter dello Spiegel Alexander Osang non la incontra la prima volta, la mette a suo agio rifuggendo i toni accesi. Angela Merkel ha un’ora e mezza, vivace e a tratti riflessiva, per rivendicare le sue scelte senza rimproverarsene praticamente nessuna, teletrasmessa in prima serata. Mezzo anno di riposo e distacco non sono smisurati.

Ribadisce la netta condanna per l’aggressione russa all’Ucraina: “L’obiettiva rottura di tutte le regole del diritto internazionale è un grosso errore da parte della Russia”. E aggiunge: “La guerra fredda non è veramente ancora finita e non ci è riuscito di realizzare un’architettura di sicurezza che avrebbe potuto evitare tutto questo”. Ma sui tentativi di trattativa con Putin non si biasima: “Io per fortuna ci ho provato a sufficienza. È una gran tristezza che non ci sia riuscita. Ma non posso rimproverarmi di non aver tentato abbastanza”. I segnali c’erano stati fin dall’inizio del 2007, visitando Putin a Sochi. “Il presidente russo disse che la caduta dell’Unione Sovietica era la peggior cosa del ventesimo secolo, per me è stata la circostanza più fortunata della mia vita”: la discrepanza era evidente. Al più tardi al G20 a Roma alla fine di ottobre 2021 i servizi Usa avevano già indicazioni che Putin stesse muovendo le truppe: “Era chiaro che la situazione era da prendere molto seriamente“.

Merkel è riflessiva, al tempo stesso auto-conciliante: “Avremmo dovuto essere più risoluti con le sanzioni subito dopo l’annessione della Crimea”. A piena difesa degli accordi di Minsk del 2014 e 2015: “Erano scaturiti da una situazione di pericolo per l’Ucraina. Senza di essi la Russia sarebbe avanzata prima. Sette anni per l’Ucraina sono invece stati importanti”. Approvati dall’Ue ed oggetto di una risoluzione delle Nazioni Unite hanno carattere di diritto internazionale e la cancelliera aggiunge: “La diplomazia non è qualcosa per la quale si possa dire che, se non riesce, è stata sbagliata. Non è che io debba dire è stato un errore e debba perciò chiedere scusa“, ponendosi così in netto contrasto con il mea culpa del presidente Frank-Walter Steinmeier.

Lodi alla coalizione semaforo: “Ho piena fiducia nella attuale leadership, anche se mi sarei augurata un governo a guida Cdu”. Ma tra il serio e il faceto aggiunge: “Non è che se vedessi che tutto va proprio nella direzione sbagliata non potrei telefonare a molte persone, non ho però ancora dovuto farlo”. Chiara la posizione oggi sugli armamenti: “All’epoca non volli perché con la Francia eravamo mediatori; oggi non è all’odine del giorno”. Si scrolla di dosso anche le accuse di avere ridotto all’osso i fondi per le forze armate, ribadendo che già lei avrebbe voluto dotarle di “droni armati”.

Sull’aver contribuito alla dipendenza energetica dalla Russia, Merkel ammette: “Quantità non è qualità, oggi nasce una nuova qualità”. Ma non ha ripensamenti e precisa: “Mi ha fatto arrabbiare che gli Usa, contrari al gasdotto Nord Stream 2 ci sanzionassero, noi, degli alleati”. Però col Presidente Biden nell’estate 2021 si è giunti ad una dichiarazione comune. Oggi si scrolla responsabilità: “Non ho mai creduto che Putin sarebbe cambiato con accordi commerciali. Putin ha aggredito l’Ucraina anche quando Nord Stream 2 non era ancora in esercizio”. Difende però il suo no all’Ucraina nella Nato: “Era politicamente profondamente divisa, non c’era unità neppure nell’opposizione, non era un Paese condotto democraticamente, ma in mano ad oligarchi. Se avessimo detto di sì al Nato Membership Action Plan per l’Ucraina e la Georgia nel 2008 a Bucarest, Putin non avrebbe lasciato correre”. Gettando uno sguardo in avanti afferma: “L’Unione europea deve restare unita nelle sanzioni“, ma “con la Russia dovremo trovare un modus vivendi, per coesistere“.

Tra accenti sul suo elettorato e la sua Cdu, Angela Merkel ha una chiara visione del suo ruolo attuale “sono ex cancelliera, non sono una cittadina normale e debbo stare attenta a quello che dico. Sto cercando la mia strada”. Si vuole concentrare solo in Wohlfültermine, appuntamenti che le facciano bene, ma si taglia futuri spazi di intervento: “Sono stata votata quattro volte e mi impegnerò ancora a fare qualcosa per il mio Paese, sto cercando il mio formato, fare quello che mi diverte e che sia utile per la Nazione”. Così passa sottotraccia l’apertura ad un possibile impegno diplomatico: “Non ho l’impressione che serva a qualcosa parlare a Putin, soprattutto senza parlare prima all’Ucraina. Se mai ci sarà il desiderio non mi sono mai scansata dalle responsabilità. Di queste cose però non si parla in pubblico“.

L’intervista si dipana ancora sui viaggi. Scivola nella sfera personale sui tremori che aveva tradito negli ultimi tempi da ricondurre allo stress per la morte della madre. Alla fine, però Osang ha riguardo con la cancelliera e restano fuori temi importanti: la rinuncia al nucleare, le promesse ai congiunti uccisi dai terroristi neonazisti dello Nsu, appena una citazione sui danni climatici per lo scioglimento del Permafrost, nessuna valutazione sulla forbice tra i ceti sociali in anni di quasi continua crescita, ed appena una nota al patto tra UE e Turchia sui rifugiati. Il pubblico apprezza comunque, Angela Merkel resta fedele a sé stessa ma è una persona integra mai coinvolta in scandali. L’editore Aufbau ha pubblicato il discorso che ha pronunciato nell’ottobre 2021 in occasione delle celebrazioni del giorno dell’unificazione tedesca “Cos’è il mio Paese dunque?” (Was also ist mein Land?) insieme ad altri testi di riflessione, Osang ricorda anche il discorso alla Knesset del 2008. Il pubblico alla fine della serata può farselo autografare.

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