Che Speranza sulla sanità fosse un incompetente attraverso il Pnrr lo avevo capito da un pezzo. Che la sua vera incompetenza non sia tecnica ma politica, non avendo capito le grandi contraddizioni e le grandi sfide nella sanità pubblica, anche. Purtuttavia, mai mi sarei aspettato di avere a che fare, lui segretario di Articolo 1, cioè della costola anti-renziana del Pd, con uno Speranza democristiano. Tanto democristiano da stupirci tutti.

Ma raccontiamo i fatti. Il governo ha deciso con il Dm 71 di riorganizzare l’assistenza territoriale della sanità .Questa riorganizzazione non può essere fatta se prima non si rimuovono le vecchie contraddizioni che da anni riguardano i famosi medici di medicina generale (MMG). Da sempre considerati a torto o a ragione il vero problema della sanità e con la pandemia di fatto, loro malgrado, ingiustamente additati come i primi responsabili dello sfascio. Cioè la prima cosa che dopo la pandemia bisogna sistemare. Per decenni i MMG sono stati corteggiati dalla politica, perché creavano consenso elettorale e per decenni regolarmente assolti dai loro noti peccati disfunzionali. Per decenni la politica, soprattutto di sinistra, ha garantito ai MMG tutti i vantaggi dei liberi professionisti e nello stesso tempo tutte le garanzie dei lavoratori parasubordinati. Tollerando tutto al limite della collusione consociativa.

Ma come dicevo, proprio con la pandemia, per la politica i MMG diventano un problema esiziale che se non risolto rischia di compromettere tutto il Pnrr. Immediatamente nasce il partito degli anti lavativi (regioni, Cgil, sindacati minori) che propongono di punire i MMG, cioè di trasformarli tutti in dipendenti pubblici togliendo loro ogni privilegio e di converso nasce immediatamente un fronte opposto che difende la convenzione (i sindacati maggioritari). Non è facile, per quelli che per molti sono stati più di 40 anni di pacchia, convincere i MMG a rinunciare ad una libera professione garantita.

E’ a questo punto che viene fuori tutto lo spirito democristiano di Speranza che emulando cinicamente Salomone, con lo scopo di contentare tutti, propone di sacrificare il bambino conteso dalle due madri di squartarlo e di darne una metà a ciascuna. Speranza infatti propone di squartare il MMG e di farlo lavorare una metà negli studi privati e una metà in quei poliambulatori pubblici già Inam, e che ora vengono chiamati “case della comunità”. Quindi due MMG diversi, uno per accontentare le regioni e la Cgil e uno per accontentare i sindacati. Per cui una metà con la scusa della convenzione continuerà a farsi i cavoli suoi e un’altra metà dovrebbe fare l’impiegato del catasto.

Non ho lo spazio per spiegare per bene tutte le conseguenze sui cittadini di questa idea democristiana di Speranza; mi limito a dire solo due cose:

– è sbagliato il presupposto sulla cui base si poggia la sua proposta, ovvero che due mezzi medici in organizzazioni molto diverse possano fare un medico intero. Organizzare la sanità non è così semplice come crede Speranza;

– la cura, quella buona, non è solo una questione di presenza del medico, ci vuole anche un medico adeguato e modi adeguati di curare, e in certi contesti anche certe relazioni, ci vuole un rapporto fiduciario, ci vuole una grande attenzione alla singolarità delle persone, ecc.

In conclusione, io credo che Speranza – emulando la versione democristiana di Salomone – ci dica in pratica che lui una idea di riforma del MMG in realtà non ce l’ha, anche se dato le circostanze dovrebbe averla. Ma è evidente che non ce l’ha. La questione del MMG come ho detto tante volte altrove è del tutto risolvibile, ma entrando nella logica della riforma di una figura che ha quasi mezzo secolo e che ha dimostrato ormai di fare acqua da tutte le parti. Ma come ho spiegato a più riprese nei miei post precedenti Speranza, pur parlando di riforma, oltre l’orizzonte del Pnrr non riesce ad andare sapendo che il Pnrr per lui non va oltre il potenziamento di quello. Il Pnrr non è un atto di riforma, ma un atto che potenzia l’invarianza.

La proposta di Speranza è agghiacciante non solo perché cinica e democristiana, ma perché lui alla fine si limita a mediare solo tra gli interessi in gioco (medici e regioni) senza tenere in alcun conto il cittadino, i suoi bisogni e i suoi diritti. Nel conflitto tra convenzionalisti e dipendentisti il cittadino non esiste, cioè davanti agli interessi dei sindacati e delle regioni il cittadino è praticamente senza diritti.

Infine la cosa che sorprende di più è la più totale miopia dei sindacati che, come Speranza, non hanno neanche una mezza idea di come riformare il MMG nel terzo millennio e che non capiscono però che squartare il MMG significa ucciderlo. Tuttavia i sindacati, pur di rimanere attaccati ad un pezzo di convenzione, non hanno esitato a mettere sulla professione una ipoteca storica che la professione pagherà nel tempo sicuramente a caro prezzo.

Il MMG è una colonna portante dell’attuale sistema pubblico. E tale, anche se riformato, dovrebbe restare. La sua ridiscussione alla fine non fa altro che spianare la strada alle assicurazioni private, che non vedono l’ora di mettere le mani su un pezzo del sistema che storicamente è sempre stato pubblico.

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