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Ddl concorrenza, corto circuito sui balneari: i relatori chiedono un altro rinvio delle gare, Chigi frena e l’approdo in aula slitta ancora

Paolo Ripamonti (Lega) e Stefano Collina (Pd) hanno messo a punto una proposta in base alla quale le gare, che in base alla sentenza del Consiglio di Stato di novembre 2021 vanno avviate entro la fine del 2023, potranno slittare di cinque anni. Non solo: il Carroccio propugna pure la necessità del diritto di prelazione e del "golden power per le spiagge". M5s: "Paravento per la difesa delle lobby". Sconvocata la seduta della commissione Industria del Senato
Ddl concorrenza, corto circuito sui balneari: i relatori chiedono un altro rinvio delle gare, Chigi frena e l’approdo in aula slitta ancora
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La corsa per approvare il ddl concorrenza 2021 in tempi utili – per quanto in forte ritardo rispetto alla tabella di marcia prevista dal governo – rischia di trasformarsi in farsa. Mentre sulle grandi concessioni idroelettriche spunta il golden power, la riforma di quelle balneari chiesta dall’Unione europea e approvata all’unanimità dal consiglio dei ministri a febbraio è in bilico. Come anticipato da Repubblica, i relatori del provvedimento Paolo Ripamonti (Lega) e Stefano Collina (Pd) hanno messo a punto una proposta di compromesso in base alla quale le gare, che in base alla sentenza del Consiglio di Stato di novembre 2021 vanno avviate entro la fine del prossimo anno, potranno slittare di cinque anni per tutte le aree non “libere e concedibili” ma già assegnate a un concessionario. Non solo: il Carroccio propugna pure la necessità del diritto di prelazione e del “golden power per le spiagge”. Matteo Salvini rivendica (“tuteliamo coloro che da decenni si sacrificano gestendo gli stabilimenti balneari”). Il Movimento 5 Stelle, che pure era al governo quando è stata varata la proroga al 2034 bocciata dalla giustizia amministrativa, grida allo scandalo e sottolinea che un nuovo rinvio significherebbe per gli imprenditori balneari “ancora anni di incertezze, ricorsi e danni economici” e prevedere il golden powee “significa banalizzare il concetto di sicurezza nazionale, che sarebbe soltanto un paravento per le lobby che da decenni bloccano le riforme”.

Alla fine, come da copione, l’esame del ddl in aula slitta ancora. La seduta pomeridiana della commissione Industria del Senato che doveva iniziare a votare gli emendamenti è stata cancellata. E’ in corso un confronto con il ministro del Turismo Massimo Garavaglia. Fonti di Palazzo Chigi fanno sapere che “si sta trattando” e l’obiettivo “resta quello di andare a gara”, ma i tempi ovviamente non sono una variabile secondaria. Se prima si prevede una mappatura delle spiagge, di fatto si apre a una proroga automatica. Secondo il governo le richieste dei relatori sono “già in parte superate“. C’è da sperarlo: come sottolinea il co-portavoce nazionale di Europa Verde, Angelo Bonelli, quell’emendamento non solo “schiaffeggia la sentenza del Consiglio di Stato” ma è “un vero e proprio golpe contro le spiagge italiane: autorizza la cementificazione delle nostre coste prevedendo la messa a bando delle ultime spiagge rimaste libere nel nostro Paese mentre per gli stabilimenti balneari le gare sono state prorogate per altri 5 anni. Questa maggioranza e questo governo sono nemici dell’ambiente e dell’interesse pubblico, hanno intrapreso un vero e proprio assalto del cemento guidato dalla Lega”.

Per quanto riguarda la norma sui servizi di gestione dei rifiuti (articolo 12), la maggioranza dopo la levata di scudi dei sindacati contro gli emendamenti che imponevano la frammentazione delle attività fra società diverse avrebbe deciso di tornare al testo base dell’articolo con la rinuncia delle diverse forze politiche agli emendamenti presentati. Anche su questo non sono mancate fibrillazioni nella maggioranza. La senatrice M5S Emma Pavanelli, in commissione ambiente di Palazzo Madama, ha accusato Italia viva di uno “sterile gioco dei veti” che “sta mettendo a rischio il lavoro parlamentare svolto in precedenza sull’articolo 12, un comportamento poco responsabile che va a penalizzare in primis i cittadini e l’ambiente”. Da Iv Silvia Fregolent risponde: “Sui rifiuti abbiamo fatto la nostra battaglia perché almeno la concorrenza iniziasse. Il Mims aveva dato parere favorevole, poi l’Anci ha fatto una nota polemica e una serie di emendamenti sono stati stralciati. Sull’idroelettrico siamo riusciti ad ottenere un riferimento alla normativa sul golden power per non svendere al primo fondo internazionale acqua e energia in un momento in cui è importante non svendere asset strategici”.

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