Nella sua prima esperienza da ambasciatore, Alberto Petrangeli sarà chiamato a gestire uno dei dossier diplomatici più delicati per l’Italia: garantire la collaborazione della Repubblica Democratica del Congo nelle indagini sull’uccisione del suo predecessore, Luca Attanasio. Mentre i magistrati italiani lamentano la scarsa collaborazione delle autorità di Kinshasa, con i Ros che non sono ancora riusciti a ricevere l’autorizzazione per tornare nel Paese e svolgere le indagini, a 14 mesi dall’agguato che ha tolto la vita al diplomatico italiano, al carabiniere di scorta Vittorio Iacovacci e all’autista del Programma Alimentare Mondiale dell’Onu, Mustapha Milambo, toccherà proprio a Petrangeli sostenere lo sforzo diplomatico nel tentativo di compiere passi avanti nella ricerca di verità e giustizia. Ilfattoquotidiano.it aveva dato la notizia dell’ufficialità dell’incarico affidato al diplomatico che, oggi, ha parlato per la prima volta da nuovo ambasciatore nella RdC.

Dopo un importante percorso diplomatico, lei approda ora alla sua prima esperienza da ambasciatore che la porta in un Paese complesso e difficile come la RdC. Quali sono i dossier ai quali si dedicherà da subito?
Arrivato a Kinshasa ho subito iniziato a impostare il mio lavoro dei prossimi mesi. La priorità è innanzitutto quella di facilitare una più stretta cooperazione giudiziaria e di polizia tra gli inquirenti congolesi e quelli italiani per fare piena luce sull’omicidio di Luca Attanasio e Vittorio Iacovacci, dando continuità all’azione del governo italiano e del ministro Di Maio, con l’aiuto in loco dei diplomatici Fabrizio Marcelli e Luigi Diodati che hanno ricoperto ad interim il ruolo di Capomissione a Kinshasa. È poi essenziale lavorare nei prossimi mesi per incrementare la cooperazione politica ed economica tra Italia e RdC. La crisi nella disponibilità di materie prime innescata dalla guerra in Ucraina ci induce a lavorare di più con i nostri partner congolesi per la sicurezza alimentare ed energetica e per la creazione di nuove filiere responsabili di approvvigionamento di materie prime.

Quando il suo predecessore è stato assegnato alla sede di Kinshasa aveva un’esperienza diplomatica simile alla sua. Oggi lei, però, raccoglie un’eredità ben più pesante, visto che si deve ancora fare luce sul triplice omicidio. In cosa consisterà il suo impegno nella ricerca di verità?
Luca ed io siamo entrati insieme alla Farnesina e, pur avendo storie personali diverse, condividevamo la concezione di un servizio diplomatico centrato sui valori della nostra Costituzione e, in particolare, sul rispetto della dignità umana. Il nostro lavoro talvolta può fare la differenza e non è mai facile in nessuna sede. Le sfide possono essere diverse, ma spesso sono difficili e richiedono un forte impegno e dedizione personale e delle nostre famiglie. L’attacco armato in cui Luca ha perso la vita si è svolto in una porzione di territorio in cui operano decine di milizie e gruppi terroristi di diversa ispirazione che traggono il proprio sostentamento dallo sfruttamento delle risorse, dall’esazione alle popolazioni locali e dai rapimenti. Il mio compito ora è innanzitutto quello di agevolare in ogni modo e con ogni mezzo a mia disposizione l’attività degli investigatori italiani e di permettere loro di accedere alle informazioni in possesso delle autorità locali. Occorre tenere a mente però che non esistono fra Italia e RdC accordi specifici per la cooperazione giudiziaria e lo scambio di informazioni. Inoltre, è mia intenzione portare avanti in questo Paese l’eredità spirituale e umana di Luca, al servizio dei più deboli e per il bene di tutti.

La poltrona di ambasciatore a Kinshasa è rimasta vacante per 14 mesi dopo l’uccisione di Attanasio. In che modo la sua presenza può dare un’accelerata alle indagini? Ha già in mente in che direzione iniziare a muoversi?
Mi auguro fortemente che la nomina di un nuovo Ambasciatore possa essere utile a rendere più fluide le comunicazioni con l’Italia. Ho già espresso tale auspicio al vice primo ministro e ministro degli Esteri Christophe Lutundula e ho già chiesto un incontro con il nuovo consigliere per la Sicurezza Nazionale e con il magistrato che segue le indagini. Ritengo che sia necessario stabilire fra i nostri due Paesi rapporti di collaborazione più strutturati che possano portare a fare piena luce sui responsabili di questo barbaro assassinio.

I pm hanno più volte denunciato la mancanza di collaborazione da parte delle autorità della RdC nelle indagini sul triplice omicidio. Si impegnerà ad avanzare nuove richieste al governo Tshisekedi? Magari per sbloccare il viaggio dei nostri Ros in RdC.
Già ho avanzato tale richiesta nel mio primo incontro con il vice primo ministro e stiamo lavorando ad una nuova missione del Ros. Al contempo, come ha avuto modo di ribadire più volte il ministro Di Maio, ci attendiamo che anche il Programma Alimentare Mondiale metta in campo tutte le risorse disponibili per favorire la massima collaborazione con la magistratura italiana.

Secondo un’inchiesta del Fatto Quotidiano che ha raccolto 4 diverse testimonianze, c’è stata un’opera di insabbiamento e ostacolo alle indagini da parte di alcuni alti membri delle Forze Armate congolesi. Lei come Ambasciatore cosa può fare per aiutare a fare chiarezza?
Ho letto l’inchiesta, ma allo stato attuale non ho elementi per commentare. Tutte le informazioni raccolte in questi mesi andranno naturalmente verificate dalle indagini in corso da parte della procura della Repubblica.

Il prossimo anno la RdC andrà al voto e già si intravedono manovre di “posizionamento” dei leader politici. Il “dossier Attanasio” rischia di essere usato o strumentalizzato?
Non è da escludere che un episodio così tragico e che ha avuto una risonanza mondiale possa essere strumentalizzato. Proprio per questo motivo dobbiamo esercitare particolare cautela. Al contempo, confidiamo che ancor più in fase pre-elettorale sia interesse stesso del governo dimostrare massimo impegno su questo dossier.

Che tipo di rapporto conta di mantenere con gli italiani sul posto, che sono pochi rispetto all’ampiezza del Paese e disseminati in luoghi molto lontani dalla capitale? Sarà possibile prevedere spostamenti o le regole di sicurezza ora li escluderanno del tutto?
La presenza dei nostri connazionali in un territorio così vasto è naturalmente una sfida in termini di assistenza e di sicurezza ma anche una ricchezza enorme, anche perché molti di loro sono radicati da tempo nelle zone di residenza e ben voluti dalla popolazione locale. Ho intenzione di mantenere per quanto possibile un rapporto personale con i nostri connazionali. Il 25 aprile ho ricevuto in residenza gli italiani a Kinshasa, mentre sono impegnato in una serie di videoconferenze per conoscere coloro che risiedono in altre località del Paese. Insieme terremo aggiornate le nostre valutazioni di sicurezza in coordinamento con la Farnesina.

Pensa di proseguire con la nomina di un nuovo rappresentante consolare a Goma, come aveva previsto di fare l’ambasciatore Attanasio?
Ancora non ho affrontato questo dossier. Ma è certamente un tema che sarà opportunamente approfondito.

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