Due giornalisti sono stati arrestati in Russia perché accusati di aver diffuso “informazioni consapevolmente false sulle forze armate”. Si tratta di Mikhail Afanasyev, caporedattore del Novy Fokus, giornale della Chakassia, nella Siberia meridionale, e Serghiei Mikhailov, fondatore del settimanale LIStok, basato nella Repubblica di Altay, al confine con la Mongolia. Afanasyev e Mikhailov rischiano fino a dieci anni di reclusione. La notizia è stata riportata dai media russi. I giornali dei due cronisti in queste settimane di guerra in Ucraina hanno riportato contenuti critici sul conflitto: in entrambi i casi sono stati perquisite le redazioni, le abitazioni dei giornalisti e sono stati sequestrati computer e device. Amnesty International ha chiesto il rilascio immediato di entrambi. In Russia il governo ha rafforzato la censura reprimendo i media indipendenti e soffocando sempre più la libertà di stampa. A marzo in Russia è entrata in vigore una “legge bavaglio” che prevede fino a 15 anni di reclusione per la diffusione di informazioni sulle forze armate che dovessero essere ritenute “false” dalle autorità russe. “La repressione dei media indipendenti da parte delle autorità russe si sta intensificando a una velocità vertiginosa” – afferma la direttrice di Amnesty International per l’Europa orientale e l’Asia centrale Marie Struthers.

In particolare, racconta il Guardian, Afanasyev è stato arrestato mercoledì dopo che il suo giornale aveva raccontato di 11 poliziotti antisommossa che avrebbero rifiutato di andare in guerra in Ucraina. Il giornalista siberiano si è occupato spesso in questi anni di questioni delicate che gli hanno portato anche delle minacce: criminalità organizzata, corruzione delle forze dell’ordine, presunti abusi di potere di funzionari locali, non risparmiando critiche al governo di Mosca dopo un’esplosione di una centrale idroelettrica. Mikhailov, fondatore di LIStok, è stato messo in custodia cautelare, invece, per aver sollevato presunte “richieste di sanzioni contro la Russia”. Il suo giornale era stato bloccato già da marzo perché accusato di aver promosso evento contro le “azioni di Mosca” in Ucraina.

Mercoledì 4 studenti giornalisti – Armen Aramyan, Natasha Tyshkevich, Alla Gutnikova e Volodya Metelkin che lavoravano per Doxa – sono stati condannati dopo quasi un anno di domiciliari alla pena di due anni di “lavoro correttivo” per aver pubblicato un video online di 3 minuti in cui n cui affermavano che era illegale espellere e intimidire studenti per aver partecipato a manifestazioni a sostegno del dissidente Alexei Navalny (ora in carcere). Il tribunale di Mosca ha dichiarato che quel filmato incoraggiava “il coinvolgimento di minori” nelle proteste contro il Cremlino.

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