Meno di vent’anni fa, essere omosessuali a San Marino era un reato punibile con il carcere. Diciotto anni e diversi referendum e riforme dopo, venerdì si è insediato come nuovo capo di Stato Paolo Rondelli, intellettuale e politico, deputato al Consiglio grande e generale (il Parlamento sammarinese) per il movimento civico R.E.T.E., ex vicepresidente di Arcigay Rimini, già direttore di vari istituti culturali e dirigente della Pubblica amministrazione in pensione (è stato primo ambasciatore della Repubblica negli Stati Uniti). Rondelli è uno dei due nuovi capitani reggenti, le massime cariche della Repubblica (prive di potere esecutivo) che durano sei mesi: è il primo capo di Stato omosessuale al mondo. Dal 2004, anno in cui l’omosessualità fu depenalizzata, la piccola Repubblica del monte Titano ha fatto diversi passi avanti nel riconoscimento dei diritti civili: il passaggio decisivo risale al 2016, quando vennero riconosciute le coppie di fatto senza distinzione di sesso. Nel settembre 2021, tramite un referendum, è stato riconosciuto il diritto ad abortire legalmente, che fino a quel momento non esisteva.

Rondelli sarà affiancato nella carica di capitano reggente dal democristiano Oscar Mina: entrambi sono stati designati dal Consiglio Grande e generale. Con la tradizionale cerimonia che si ripete ogni sei mesi dal 1243, i capitani reggenti hanno prima ricevuto la benedizione dell’investitura dal vescovo Andrea Turazzi, dopodiché hanno assistito all’orazione ufficiale della ministra della Giustizia italiana, Marta Cartabia. Oltre a soffermarsi sulle riforme delle giustizia in atto nei due paesi, con riferimento al recente accordo sull’esecuzione della pena fuori dal carcere, Cartabia ha sottolineato come San Marino abbia preso posizioni nette a proposito delle sanzioni contro la Russia.

Rondelli e Mina si sostituiscono ai capitani uscenti Francesco Mussoni e Giacomo Simoncini: quest’ultimo, di recente accusato di molestie sessuali da una segretaria, un’ora dopo la fine dell’incarico ha reso nota una lettera nella quale si dichiara innocente. “Oggi, da libero cittadino, posso affermare con fermezza di non aver fatto nulla di male, e di essere pronto a tutelare in ogni sede la mia onorabilità e la mia reputazione di politico, di consigliere e, soprattutto, di uomo”, scrive. Il politico si dice pronto a fornire la ricostruzione di quanto avvenuto agli organi competenti: secondo la presunta vittima, da capo di Stato in carica, si sarebbe denudato nel proprio ufficio chiamandola ad assisterlo con la scusa di una cerniera lampo difettosa. Secondo indiscrezioni, il sospetto di una futura indagine a carico di un ex capo di Stato avrebbe prodotto delle modifiche all’antico cerimoniale per evitare che oratore ufficiale e reggenti uscenti si incrociassero nell’occasione solenne.

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