Comprensibilmente in queste ore qualsiasi notizia che riguardi il gas russo viene accolta con un sobbalzo. Tuttavia non deve destare particolare preoccupazione l’interruzione dei flussi dalla Russia verso la Germania registrata stamane nel gasdotto Yamal. La condotta corre dalla Russia alla Germania attraversando Bielorussia e Polonia. In Bielorussia si divide e uno dei due rami arriva fino in Ucraina e Austria. Il flusso è ora ripreso ma in direzione opposta, ossia con il gas che si muove dalla Germania verso gli altri paesi. Un’inversione che negli ultimi mesi si è già verificata in più occasioni. Lo stop è il necessario preludio all’inversione del flusso. Berlino in passato ha già utilizzato “al contrario” la condotta, secondo il Cremlino per rivendere parte del gas ricevuto. Yamal ha una capacità massima di 33 miliardi di metri cubi l’anno. Ma la Germania è collegata alla Russia anche attraverso il Nord Stream 1, che trasporta fino a 55 miliardi di metri cubi e dal gasdotto “brotherhood” (fratellanza). Le incertezze sulla situazione dopo che ieri il presidente Vladimir Putin ha lanciato un ambiguo ultimatum sul pagamento in rubli del gas russo, stanno provocando una forte oscillazione dei prezzi. Ad Amsterdam, mercato di riferimento per il gas europeo, viene scambiato ora a 121 euro a megawatt/ora, in calo del 3% rispetto a ieri.

Il colosso statale del gas russo Gazprom ha reso noto che il transito di gas verso l’Europa attraverso l’Ucraina procede normalmente. Una delle diramazioni principali del gasdotto brotherhood approda in Italia al Tarvisio trasportando ogni anno 30 miliardi di metri cubi di gas. Le rilevazioni in tempo reale di Snam rete gas confermano che il gas russo sta arrivando in Italia regolarmente. Anzi, i volumi sono superiori a quelli di ieri. Gazprom ha comunicato che in marzo ha aumentato i flussi di gas verso Italia, Polonia e Turchia, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Gazprom fornisce il gas ai clienti in “linea con le richieste e i contratti sottoscritti”. Il gruppo russo, inoltre, evidenzia come il “riempimento degli stoccaggi prima dell’inverno è una sfida per l’Unione Europea”. I paesi europei spendono in media circa un miliardo di euro al giorno per l’acquisto di petrolio, gas e carbone russi.

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