L’attenzione del mondo, perlomeno in buona parte, negli ultimi anni si è focalizzata, come sappiamo, su precisi argomenti. Non è troppo salutare: in parte è palese manipolazione, in parte è fisiologico. Prima il virus, adesso la guerra in Ucraina. Come dare un contributo originale all’informazione, senza dover parlare ancora una volta delle solite cose?

Lo spunto me lo ha dato la recente uscita su Netflix di una interessane docuserie. Racconta di un fatto accaduto nel 2005. Una banda di professionisti del crimine, anzi si potrebbe dire, di re del crimine, affittò a Fortaleza un appartamento a 80 metri dal caveau della banca centrale. Scavarono un tunnel in alcuni mesi e misero a segno il colpo del secolo. Svuotarono il caveau. Nei primi accertamenti della polizia dovettero calcolare gli ammanchi di denaro a chili. Centinaia di milioni di reais. Una simile quantità di denaro non era però certamente facile da gestire e presto attirò l’attenzione di poliziotti corrotti, in Brasile molto presenti, facendo diventare la vicenda alla fine una vera e propria maledizione per i re del crimine.

Nel 2006 accadde, sempre in Brasile, iniziando da Sao Paulo, per poi espandersi in altri stati, una sorta di rivolta del crimine organizzato. Addirittura dalla galera (i centri di detenzione in Brasile sono come dei canili umani) pilotarono una ondata di violenza senza precedenti, dando a fuoco decine di autobus, uccidendo poliziotti e civili. Una vera e propria guerra civile interna criminosa che ebbe lo scopo di umiliare lo stato, che dovette ammettere pubblicamente che le redini del potere, almeno di parte, erano in mano alla criminalità.

Quando si pensa al Sudamerica vengono in mente principalmente alcuni stereotipi. Caldo, allegria, droga, prostitute, spiagge, tette e culi. Ah già, e poi anche il Carnevale, sospeso da ormai due anni causa pandemia. Poi anche la miseria, le favelas, i bambini e le donne abusate, ma di questo pensiero molti fanno volentieri a meno. C’è poi l’Amazzonia, tra Brasile e Perù, devastata e di cui ormai non parla più nessuno, come faceva Sting negli anni 80. Non avrà più tempo, con le sue vigne miliardarie in Toscana, eppoi chi se lo cagherebbe più, con le altre notizie ridondanti di cui sopra. Dovrebbe parlare dell’Ucraina e della Russia.

Quando si pensa ai trafficanti, poi, il primo paese che viene in mente è la Colombia. Non molti sanno che i porti di partenza della droga sono spesso proprio in Brasile. Le favelas sono bacini enormi di manodopera criminale e la coca qui viene lavorata, mentre la droga sintetica (ne inventano sempre di nuove) prodotta da laboratori improvvisati.

Il Brasile è pieno di criminali, provenienti da ogni dove, Italia compresa. Ma i re del crimine non è affatto detto che siano i trafficanti, spesso sono rapinatori e ladri come quelli della docuserie di cui sopra. Poi c’è lo sfruttamento della prostituzione, anche minorile, il traffico di esseri umani, purtroppo molti bambini, e il traffico di organi. Ma in questo, come in tutti gli altri paesi, ci sono decine e decine di aspetti, spesso sconosciuti e misconosciuti. Accade in paesi così grandi, ma anche più piccoli ed enormemente articolati come l’Italia.

Il Brasile vanta una enorme diversità bioambientale e, nonostante la corruzione, ha una certa attenzione al tema ambientale. Per contro, fazenderos degli stati dell’interno attaccano violentemente gli indios, spesso con l’aiuto delle polizie locali. Esistono anche poderosi movimenti culturali, in connessione talvolta con le culture indigene e si trova anche un florido ambiente spirituale, tra i più variegati al mondo, che va dalla spiritualità indigena alle religioni afrobrasiliane, dallo spiritismo alla meditazione orientale. Ci sono anche notevoli industrie, centrali energetiche, commercio. Vi si trovano anche università e ricercatori di altissimo rilievo. Tutto questo per dire che la diversità è enorme, e spesso chi vive in un ambiente tende a non avere troppa contezza di quanto accada altrove.

Questo non vale solo per il Brasile ovviamente, bensì per tutti i paesi del mondo, inclusa l’Italia e paesi come la Russia e l’Ucraina. In questi ultimi, come del resto altrove, ci sono interessi economici, produttivi, industriali, commerciali. Anche qui c’è corruzione, intrallazzi, criminalità organizzata, traffici di ogni genere. Del resto sia uno che l’altro paese sono caratterizzati da una cultura millenaria, che parte addirittura dal paleolitico, per svilupparsi nei secoli attraverso società, arte, architettura, religioni e spiritualità, ricerca culturale. La Russia, oltre ad essere una delle cinque maggiori letterature al mondo, vanta istituti di ricerca e università dove si sviluppano fin dagli anni 50 del secolo scorso ricerche su tecnologie, medicina, biologia, psicologia, stati di coscienza, che in Occidente non sono nemmeno conosciuti. Lo stesso vale per altri stati ex-sovietici, come l’Ucraina o, per esempio il Kazakhstan. Questo per dire quanto sia superficiale ritenere di potersi schierare da una parte o dall’altra solo orecchiando un po’ di informazione, spesso manipolata, su una vicenda intricata come questa.

L’uomo comune è facilissimo da manipolare. Accade persino senza volerlo, essendo l’informazione forzatamente limitata. Spesso solo i professionisti del settore si peritano di approfondire un argomento e, nonostante ciò, hanno le loro difficoltà a reperire dati. Tutto quello che ci ritroviamo di fronte non può che essere un’informazione parziale, oltretutto su soggetti di cui prima abbiamo sentito parlare pochissimo. In un mondo usa e getta, ci troviamo per forza di cose anche una informazione usa e getta.

La drammaticità degli eventi è ogni giorno così più profonda che credo possa concretamente essere uno stimolo a un cambiamento di coscienza di ogni individuo. Per quanto possa sembrare utopico, l’alternativa io personalmente preferisco non immaginarla neppure.

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