Dopo gennaio, anche a febbraio l’Europa dell’auto ha registrato una battuta d’arresto: le immatricolazioni sono state 804.028, ovvero il 5,4% in meno rispetto allo stesso mese del 2021 a livello continentale, considerando UE, paesi EFTA e Regno Unito. Numeri che segnano una perdita complessiva del 3,9% rispetto al primo bimestre 2021. Ma il dato preoccupante è che rispetto all’ultimo febbraio pre pandemia, quello del 2019, l’emorragia di vendite è pari al 30%.

Fermando l’analisi alla sola Unione Europea, il calo di febbraio appare ancora più consistente: -6,7%, con il primo bimestre a -6,4%, ma soprattutto un andamento contrastante per quanto riguarda i paesi più importanti. Se infatti Germania e Spagna sono in crescita, rispettivamente con un +6,6 e un +3,2%, la debacle viene dalle perdite a doppia cifra di Italia (-22,6%) e Francia (-13%).

Le motivazioni vanno ricercate in una congiuntura storica ed economica non proprio favorevole. L’industria europea dell’auto sta facendo i conti con inflazione, effetti della pandemia, carenza di chip e interruzioni della catena di approvvigionamento per quanto riguarda la componentistica, che saranno sempre più frequenti a causa del conflitto in Ucraina. Un conflitto che farà sentire il proprio peso sui numeri dei prossimi mesi, con effetti negativi sulla domanda. Come se non bastasse, poi, siamo alle prese con un aumento generalizzato dei prezzi dei carburanti.

Per quanto riguarda il nostro Paese, poi, a pesare è anche l’incertezza. Quella legata soprattutto al sostegno statale, come spiega in una nota il Centro Studi Promotor: “la ragione principale del pessimo andamento dell’Italia nell’anno in corso è da ricercarsi nel fatto che il mercato nel 2022 si è bloccato perché gli incentivi alla domanda più volte annunciati al momento non sono ancora arrivati e quindi l’attesa delle agevolazioni blocca gli acquisti”.

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