L’antivirus prodotto dalla società russa Kaspersky finisce nel mirino dei governi europei. Pochi giorni fa il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Franco Gabrielli, ha annunciato una norma per fare in modo che le pubbliche amministrazioni italiane non utilizzino più questo software. L’antivirus è utilizzato da oltre 2mila entità pubbliche italiane a cominciare da palazzo Chigi e ministero dell’Interno. Lo stesso passo è stato fatto ieri dalla Germania, preoccupata per i rischi per la sicurezza informatica. L’ufficio federale tedesco per la sicurezza informatica ha spiegato ieri che infrastrutture critiche e operatori della sicurezza potrebbero essere particolarmente a rischio. La società ha smentito qualsiasi legame con il governo russo. La società è stata fondata nel 1997 da Evgenij Kasperskij a Mosca. Oggi ha sede in Gran Bretagna e ha importanti divisioni in Israele. Conta circa 400 milioni di utenti nel mondo tra cui 240mila aziende. Tra queste anche Ansaldo energia e Ferrari o la spagnola Telefonica.

“Una decisione forse eccessiva ma comprensibile in questa fase” commenta l’esperto di sicurezza informatica fondatore della società ReaQta Alberto Pelliccione. Un utilizzo da parte del Cremlino per sferrare attacchi informatici contro l’Europa è tecnicamente possibile, nota l’esperto che ritiene però ancora remoto questo scenario. La stessa società, spiega, farebbe di tutto per opporsi a questa richiesta. Da tempo in ambienti del settore circolano notizie su alcune intromissioni dell’intelligence russa Fsb per la richiesta di dati a Kaspesky. Una pratica che peraltro non è prerogativa russa. In altri tempi e in altro contesto è stata la Nsa statunitense ad infiltrare i sistemi dei governi europei per captarne le conversazioni dal 2012 in poi. Nel 2017 furono gli Stati Uniti a bandire i software Kaspersky dai computer delle pubbliche amministrazioni. A stretto giro una decisione analoga fu adottata da Londra e dall’Olanda. Nel 2018, per fugare sospetti e timori, Kaspersky ha aperto una sede e un centro dati in Svizzera, al di fuori dalla giurisdizione di Mosca. Secondo quanto riporta l’esperta del New York Times per la sicurezza informatica Nicole Perlroth, Israele sarebbe riuscita in passato a infiltrare l’antivirus russo scoprendo che veniva utilizzato anche a fini di intelligence. Sinora non sono mai state fornite prove incontrovertibili di queste supposizioni.

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