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Guerra Russia-Ucraina, il direttore degli Uffizi contro Nardella: “Coprire il David in segno di lutto? Equivale a una censura”

Il sindaco di Firenze domenica 6 marzo ha coperto con un lenzuolo nero la copia della statua di Michelangelo in piazza della Signoria in segno di lutto per il conflitto. Eike Schmidt all'Adnkronos: "E' un errore, coprirlo si oppone ai fondamenti della società libera"
Guerra Russia-Ucraina, il direttore degli Uffizi contro Nardella: “Coprire il David in segno di lutto? Equivale a una censura”
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Come una censura: Eike Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi, non usa giri di parole per criticare apertamente l’idea del sindaco di Firenze, Dario Nardella, che domenica 6 marzo ha coperto con un lenzuolo nero la copia del David di Michelangelo in piazza della Signoria come “gesto forte” contro la guerra in Ucraina. Lo storico dell’arte arriva a paragonare il gesto alla vicenda dei nudi coperti nei Musei Capitolini per la visita di Hassan Rohani: “Così com’era un errore coprire le statue per la visita del presidente iraniano nel 2016, per presunti motivi di pudicizia, così lo è anche adesso, per le dichiarate ragioni di lutto“. Nardella infatti ha spiegato il suo “flash mob” come un simbolo di pace e sul drappo nero che copre la statua è stata anche appuntata una bandiera dell’Ucraina.

“E’ un gesto di lutto e di dolore molto forte nel giorno della nascita di Michelangelo Buonarroti – aveva spiegato il sindaco Nardella – Ricordiamo le vittime ucraine e anche i giovani militari russi mandati a morire da Putin. Due russi venuti da San Pietroburgo e giovani ucraini sono qui con noi”. “Questa è una guerra folle. E il David è il simbolo della libertà, gli ucraini per noi sono il David che combatte contro la tirannia di Golia. Noi vogliamo mandare questo grande messaggio da Firenze”, aveva aggiunto il sindaco di Firenze, postando anche un video su Twitter.

Il direttore delle Gallerie degli Uffizi però contesta proprio le motivazioni addotte da Nardella: “Le statue nei musei e sulle piazze delle nostre città hanno un forte valore non solo artistico ma educativo, poetico, identitario, di incoraggiamento individuale e collettivo. Vestirli o tatuarli con proiezioni di loghi commerciali o di messaggi politici falsa il loro senso e nolente o volente li banalizza, spesso ridicolizzandoli. Coprirli invece completamente, per qualunque motivo, equivale a una censura, e pertanto si oppone ai fondamenti della società libera“, ha spiegato Schmidt parlando all’Adnkronos.

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