Per un momento abbiamo creduto che l’ultimo passo da dare nella direzione della parità di genere fosse quello dell’affrancazione dal genere grammaticale maschile. Per mesi, ci siamo diligentemente esercitati a declinare al femminile ruoli e professioni. Con l’autorevole conforto dell’Accademia della Crusca, abbiamo discettato di linguaggio e fonetica: il tempo di familiarizzare con la cacofonia di “sindaca”, “assessora”, “architetta” e ci saremmo finalmente affiancati a paesi come Danimarca, Norvegia, Finlandia, Germania, Gran Bretagna. Poi ci ha pensato la recente politica a fare chiarezza: la melina dell’annuncio di una donna presidente della Repubblica, puntualmente disatteso, ci ha dato la misura dell’inesistente prestigio politico delle donne italiane e di quanto esse siano subalterne e funzionali agli uomini ai quali si accodano.

Ma per capire fino a che punto sia sgualcita la democrazia di genere in Italia non c’era bisogno della solenne e definitiva lezione del Quirinale: l’ordinaria quota parte di disuguaglianza, accresciuta in una certa misura anche dalla scarsa consapevolezza di alcune donne, ci restituisce la quotidiana portata di disparità tra generi, soprattutto in alcune professioni.

A Roma per esempio, i 15 neo-eletti consiglieri dell’Ordine degli Architetti di Roma, (tutti appartenenti alla denominata lista “Pro-Architettura in movimento”, che è la medesima del Consiglio passato) si sono distinti per una singolare iniziativa: durante la campagna elettorale e prima ancora dell’esito del voto, hanno “riservato” ai soli uomini le quattro nomine più rappresentative del Consiglio: presidente, segretario, tesoriere e vice-presidente. A votazioni ultimate, il Consiglio insediato ha di fatto confermato le nomine pre-assegnate durante la propaganda elettorale, senza tenere conto delle maggiori preferenze accordate dagli iscritti ad alcune delle candidate donne della lista che hanno scalzato, di fatto, i destinati alla nomine più “prestigiose” dell’Ordine svilendo in questo modo anche la stessa funzione deliberante del Consiglio. Nessuno dei Consiglieri (donne e uomini) dell’Ordine degli Architetti che vanta il maggior numero di iscritti d’Italia e Europa: 18.176 architetti, (di cui circa il 50% è di genere femminile) si è chiesto se, esercitare questa forma di esclusione e limitazione verso le donne, blindando le nomine prima del voto e in favore degli uomini, avrebbe offeso le iscritte all’albo, fatte sentire discriminate e non adeguatamente rappresentate.

Ma a riprova del reale valore rappresentativo (e non formale) delle nomine “opzionate” dal Consiglio e della diffusione dell’immagine di una donna architetto subalterna e squalificata, proprio da parte di chi quelle architette dovrebbe rappresentarle, si veda la partecipazione dell’Ordine degli Architetti di Roma ai recenti eventi del Maxxi, Museo Nazionale delle arti del XXI secolo a Roma. Alle architette romane viene inflitta l’ulteriore umiliazione di vedere intervenire, ai convegni sulle Donne in Architettura, i soli uomini del Consiglio dell’Ordine: circostanza che potrebbe risultare persino comica, se non fosse profondamente desolante.

Ecco che al Maxxi, all’interno del ciclo dedicato alle Donne in architettura: il 12 febbraio scorso, al Convegno Dall’Interior a Tafuri. Alcune riflessioni su riviste di architettura e direzioni femminili hanno partecipato, in rappresentanza dell’Ordine degli Architetti di Roma, il Presidente Oar Alessandro Panci e il Segretario Oar Marco M. Sambo; mentre invece lo scorso 19 febbraio al profetico convegno Il posto loro. Donne, modernismo e architettura per conto dell’Ordine, discettavano, (neanche a dirlo), il Presidente Oar Alessandro Panci e il Segretario Oar Marco M. Sambo. Ma non prendete impegni per il prossimo convegno del 12 marzo dal titolo La sfida delle donne. Da Lina Bo Bardi a Zaha Hadid perché, a nome dell’Ordine degli Architetti di Roma, interverranno: il Presidente Oar Alessandro Panci e il Segretario Oar Marco M. Sambo.

(Che ne pensa la Presidente Fondazione Maxxi Giovanna Melandri?)

Buon 8 marzo a tutte le architette italiane.

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