“Purtroppo non ci sono buone notizie. Qualunque danneggiamento a una centrale nucleare comporta una dose di rischio molto elevata. Gli effetti dell’esplosione di un reattore nucleare non sono circoscritti né nel tempo, né nello spazio“. Sono le parole del fisico nucleare della Cnr, Valerio Rossi Albertini, che, ospite della trasmissione “L’aria che tira” (La7), spiega il gravissimo pericolo dell’assedio della centrale nucleare di Zaporizhzhia da parte dei russi, aggiungendo: “Siamo di fronte a una cosa veramente inconcepibile, perché uno deve essere o un pazzo o un criminale per andare a scatenare una battaglia all’interno di una centrale nucleare. Quantomeno, sarebbe necessaria una risoluzione solenne dell’Onu per impedire che la battaglia possa coinvolgere le centrali nucleari”.

Il fisico spiega: “A Chernobyl nel 1986 si produsse una esplosione spontanea: uno dei reattori andò fuori controllo perché esplose il guscio di contenimento e le barre di uranio, che sono il combustibile nucleare, vennero vaporizzate. Il pulviscolo radioattivo che si sollevò scorrazzò per tutta Europa, perché portato dai venti in alta quota, arrivando anche alle nostre longitudini e in Italia. La caduta di quel pulviscolo radioattivo – conclude – comportò una serie di vittime che sono state stimate con grande difficoltà, ma furono dell’ordine di molte decine di migliaia. In quel caso fu un malaugurato incidente forse dovuto all’imperizia del personale deputato alla sicurezza. Ma stavolta è diverso”.

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