Un attacco cybernetico ai propri satelliti da qualsiasi parte provenisse sarebbe considerato dalla Russia, come un valido motivo per entrare in guerra. È quanto affermato dal direttore dell’Agenzia spaziale russa in risposta ad un supposto cyberattacco che avrebbe avuto ad oggetto proprio i satelliti del paese. Il conflitto in Ucraina minaccia sempre di più di toccare anche lo spazio. Dal menzionato sistema satellitare russo alla Stazione Spaziale Internazionale, sembra che mai come in questo caso, gli eventi bellici non si limitino solo al vecchio pianeta Terra.

Negli scorsi giorni il gruppo di hacker NB65 (Network Battalion 65‘) aveva sostenuto di aver violato le il sistema satellitare russo. Dmitry Rogozin, direttore generale di Roscosmos, l’Agenzia spaziale russa, ha risposto con durezza affermando non solo sostenendo la falsità della notizia, ma anche che un cyberattacco contro il sistema satellitare di un qualsiasi paese, da qualsiasi parte provenisse, rappresenterebbe un casus belli, una ragione giustificative per una guerra. Ma son si è fermato a questo. “Che volino nello spazio con le loro scope” avrebbe dichiarato Rogozin, annunciando che la Russia avrebbe interrotto la consegna di motori a razzo per applicazioni aerospaziali agli Stati Uniti, secondo quanto riportato dall’agenzia RIA Novosti.

Rogozin avrebbe aggiunto che la Russia porrà fine alla cooperazione con gli Stati Uniti relativa agli esperimenti sulla Stazione Spaziale Internazionale e che le priorità del programma spaziale del Paese saranno riadattate per concentrarsi sui satelliti a scopi di difesa. Rogozin avrebbe anche annunciato che Roscosmos intende congelare la cooperazione con il Centro aerospaziale tedesco (DLR). A sua volta la DLR ha annunciato che avrebbe terminato tutte le attività di collaborazione con le istituzioni russe e non avrebbe avviato nuovi progetti o iniziative con loro. In precedenza, come riportato da Science, il Max Planck Institute for Extraterrestrial Physics aveva spento lo strumento principale sul satellite di ricerca russo Spektr-RG: il telescopio per sondaggi a raggi X eRosita, gestito dai tedeschi, l’Agenzia spaziale europea (Esa) aveva annunciato che le sanzioni internazionali contro la Russia e “il contesto più ampio” avrebbero potuto ritardare di almeno 2 anni il lancio di un rover su Marte, parte della missione di astrobiologia ExoMars sponsorizzata congiuntamente da Russia ed Esa, e infine gli Stati Uniti avevano imposto nuove sanzioni sui trasferimenti di tecnologia alla Russia, che secondo l’agenzia spaziale russa potrebbero minacciare il funzionamento della Stazione Spaziale Internazionale.

Nel mentre la società britannica OneWeb, che avrebbe dovuto inviare a breve nello spazio 36 satelliti dal Cosmodromo di Baikonur in Kazakistan, con un razzo Soyuz, ha annunciato che il lancio sarebbe stato sospeso dopo che l’agenzia spaziale russa aveva affermato che non avrebbe lanciato il razzo a meno che il Regno Unito non avesse venduto la sua quota in OneWeb, ottenendo per tutta risposta un netto rifiuto da parte del governo di Sua Maestà. Dopo la decisione di OneWeb Kwasi Kwarteng, Segretario di Stato britannico per gli affari economici, l’energia e la strategia industriale del Regno Unito, ha espresso su Twitter il supporto di tutto il governo e ha aggiunto: “Alla luce dell’invasione illegale e non provocata dell’Ucraina da parte della Russia, stiamo riesaminando la nostra partecipazione a tutti gli ulteriori progetti che coinvolgono la collaborazione russa“.

Gianmarco Pondrano Altavilla

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