Tensione al massimo livello in Ucraina, dove crescono i timori di una guerra dopo le sempre più frequenti violazioni del cessate il fuoco: 648 nelle ultime ore, comprese 519 esplosioni. Nella giornata di sabato due soldati dell’esercito di Kiev sono stati uccisi e cinque sono rimasti feriti nelle regioni dell’Est. Intervenendo alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, il capo dello Stato Volodymyr Zelensky ha sfidato i leader europei: “Difenderemo il nostro Paese con o senza l’aiuto dei nostri partner”, ha detto. “Noi non stiamo andando nel panico, abbiamo un atteggiamento solido e coerente, stiamo evitando di cadere in ogni provocazione”. Ma ha domandato agli Stati Ue una linea pià dura nei confronti di Mosca: “Qual è stato l’esito della politica di appeasement dell’Europa nei confronti della Russia? L’annessione della Crimea“. Chiedendo infine “un calendario chiaro e realizzabile” per l’adesione alla Nato, che Mosca vuole impedire a tutti i costi: “Le porte aperte sono una buona cosa, ma noi abbiamo bisogno di risposte aperte”. Domenica il presidente russo Vladimir Putin avrà un colloquio telefonico con il suo omologo francese Emmanuel Macron per fare il punto della situazione. Anche Zelensky chiede un inconto: “Non so cosa voglia il presidente russo, ecco perché suggerisco di incontrarci”.

G7: “La Russia ritiri le forze militari dai confini” – Al summit di Monaco si sono riuniti anche i ministri degli Esteri del G7, che hanno diffuso un documento finale in cui si dichiarano “gravemente preoccupati per il minaccioso accumulo di presenza militare russa intorno all’Ucraina, la Crimea e la Bielorussia” e chiedono a Mosca di “scegliere la via della diplomazia”, “ritirare in modo sostanziale le forze militari dai confini dell’Ucraina e rispettare pienamente gli impegni internazionali”. Si avverte Mosca che “qualsiasi ulteriore aggressione militare contro l’Ucraina avrà enormi conseguenze, comprese sanzioni finanziarie ed economiche coordinate su un’ampia gamma di obiettivi settoriali e individuali”. “Come primo passo”, affermano i ministri, “ci aspettiamo che la Russia attui l’annunciata riduzione delle sue attività militari lungo i confini dell’Ucraina. Non abbiamo visto prove di questa riduzione. Giudicheremo la Russia in base alle sue azioni”. Il G7, conclusono, “ha preso atto degli ultimi annunci della Russia che è disposta a impegnarsi diplomaticamente. Sottolineiamo il nostro impegno nei confronti della Russia a proseguire il dialogo su questioni di interesse reciproco, come la sicurezza europea, la riduzione dei rischi, la trasparenza, il rafforzamento della fiducia e il controllo degli armamenti”.

La mobilitazione in Donbass e Lugansk – Sabato dal territorio russo si è alzata una selva di missili, compresi gli ipersonici Tsirkon, per un’esercitazione strategica supervisionata direttamente da Putin, con a fianco il presidente bielorusso Viktor Lukashenko. Intanto nella regione del Donbass, la striscia orientale dell’Ucraina occupata da ribelli filorussi, va prendendo forma quella che l’ambasciatore Usa all’Osce Michael Carpenter,ha definito “una narrazione che può venir usata per giustificare l’invasione”. Sabato mattina l’agenzia Interfax ha dato notizia di una cannonata esplosa in territorio russo a un chilometro dal confine con l’Ucraina nella regione di Rostov sul Don. I leader separatisti del Donbass e quelli dell’autoproclamata Repubblica popolare di Lugansk hanno ordinato una “mobilitazione generale“. Nella zona è iniziata l’evacuazione della popolazione russa: il primo treno con a bordo oltre mille rifugiati è nella regione russa di Rostov, al confine con l’Ucraina, dove è stato dichiarato lo stato d’emergenza “a causa del crescente flusso di profughi”. Secondo l’agenzia Ria Novosti, poi, già oltre diecimila persone sono arrivate dal Donbass in territorio russo. Sabato mattina da Donetsk i separatisti hanno denunciato decine colpi sparati dalla mezzanotte contro il loro territorio: più di seimila persone, compresi 2.400 bambini, sono stati trasferiti dall’area. “Mi rivolgo ai miei concittadini che sono nella riserva perché si presentino ai rispettivi distretti militari. Oggi ho firmato un decreto per la mobilitazione generale”, ha annunciato in un videomessaggio il leader del Donbass Denis Pushilin. Secondo Pushilin, il presidente ucraino ordinerà presto ai militari di lanciare un’offensiva nel Donbass per invadere il territorio delle autoproclamate repubbliche separatiste.

Germania e Francia ai connazionali: “Lasciate il Paese” – Il segretario alla Difesa americano Lloyd Austin, riprendendo le parole del presidente Joe Biden, avverte che le forze militari russe “sono pronte a colpire“. Il numero uno del Pentagono ha dichiarato: “Voglio che tutti in Lituania, Estonia e Lettonia sappiano che gli Stati Uniti sono al fianco dei loro alleati”. Osservatori dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa hanno affermato di avere assistito a una escalation del numero di attacchi lungo la linea del fronte nell’Ucraina orientale: il numero di violazioni è stato pari a quello registrato prima di un accordo del luglio 2020 per rafforzare il cessate il fuoco. Nel pomeriggio di sabato sono stati esplosi colpi di mortaio vicino al villaggio di Novo Lugansk, sulla linea del fronte, nei pressi dell’area dove si trovava in visita il ministro degli interni Denys Monastyrsky. Il presidente Usa Joe Biden intanto continua a mandare messaggi a Putin: “Se la Russia persegue i suoi piani, sarà responsabile di una catastrofica e inutile guerra per scelta”. La Germania, con una comunicazione del suo ministro degli Esteri, ha esortato tutti i propri cittadini a lasciare il prima possibile l’Ucraina in quanto “uno scontro militare è possibile in ogni momento”. Sulla stessa scia, anche la Francia ha raccomandato ai propri connazionali di lasciare il Paese, chiedendo a coloro che si trovano nei territori più esposti di allontanarsi “senza ritardi”. La compagnia aerea tedesca Lufthansa ha dichiarato che sospenderà tutti i voli verso Kiev e Odessa a partire da lunedì 21 febbraio.

Usa: “La Russia ha schierato 150mila soldati al confine” – Intanto, secondo gli Usa, Mosca ha schierato 150mila soldati dentro e intorno all’Ucraina: secondo un funzionario della Difesa statunitense, più del 40 per cento delle forze russe al confine con l’Ucraina sono in posizione di attacco e Mosca ha iniziato una campagna di destabilizzazione. Gli Stati Uniti hanno osservato movimenti significativi a partire da mercoledì, ha detto il funzionario, parlando in condizione di anonimato: “Dal quaranta al cinquanta per cento sono in una posizione di attacco. E hanno svolto esercitazioni tattiche nelle ultime 48 ore”, ha detto ai giornalisti. Nonostante i timori, Zelensky non ha cambiato i propri piani ed è volato a Monaco di Baviera per prendere parte alla Conferenza sulla sicurezza: previsti incontri con la vicepresidente Usa Kamala Harris, il premier britannico Boris Johnson e il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Nelle scorse ore Biden aveva ammonito che “potrebbe non essere saggio” da parte di Zelensky di recarsi in Germania nel pieno della crisi, ma che comunque “la decisione spetta a lui”.

Kamala Harris: “Tanta tensione non c’era dalla fine della guerra fredda” – “Se l’obiettivo della Russia è avere meno Nato”, alla fine “avrà più Nato”, ha detto invece, durante il proprio intervento, il segretario della Nato Jens Stoltenberg. “Non è ancora troppo tardi per la Russia per tornare indietro, fermare la guerra e lavorare per una soluzione pacifica”. La presidente della commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha avvertito che un intervento militare in Ucraina “potrebbe costare alla Russia un futuro prospero” e ha assicurato che “se pure chiudesse completamente le forniture di gas, per questo inverno noi in Europa saremmo al sicuro”. “Era dalla fine della guerra fredda” che la conferenza non si riuniva in “circostanze così preoccupanti”, le parole che la vicepresidente degli Stati Uniti, Kamala Harris, ha usato per descrivere la situazione di escalation. La vice di Biden spiega subito che “se la Russia attaccherà l’Ucraina, la Nato si rafforzerà all’est dell’Europa” chiarendo inoltre che “gli Stati Uniti con i suoi alleati imporranno costi economici importanti e senza precedenti”. “Alle parole russe non corrispondono i fatti”, conclude Harris ribadendo che “i confini nazionali non dovrebbero essere cambiati con la forza”. Adesso siamo in “un momento molto pericoloso della storia” perché siamo “sull’orlo di quella che potrebbe essere una guerra in Europa“. Così il premier britannico, Boris Johnson, avvertendo alla Conferenza della città bavarese di un “estremo pericolo per il mondo” e spigando che “se l’Ucraina verrà invasa lo shock risuonerà in tutto il mondo”. Johnson ha detto che spera che la diplomazia avrà successo, ma che il mondo deve essere “onesto” sulla minaccia della Russia.

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