Primo passo concreto verso il referendum per “salvare” lo stadio di San Siro. È partita a Milano la raccolta firme per far esprimere i cittadini sul progetto che l’Amministrazione comunale e le società di Inter e Milan vogliono realizzare nella zona dello stadio milanese. Contrari da sempre alla demolizione del Meazza, i membri del comitato “Referendum x San Siro”, hanno presentato i due quesiti referendari e la raccolta firme che avverrà con due modalità: tramite il portale del Comune all’indirizzo https://partecipazione.comune.milano.it/referendums (per chi è in possesso di carta d’identità elettronica o Spid) o con i tradizionali banchetti che verranno allestiti in diverse zone della città. In un solo giorno di attivazione della raccolta online sono già oltre 200 i cittadini ad aver firmato.

I quesiti – come ha spiegato Veronica Dini, avvocato che segue il comitato – sono due: uno abrogativo che chiede di cancellare la delibera del novembre 2021 con la quale la giunta comunale ha ritenuto di interesse pubblico il progetto del nuovo stadio di Inter e Milan. L’altro quesito è invece propositivo e chiede all’amministrazione di salvaguardare lo stadio Meazza “nella sua attuale funzione, senza procedere all’edificazione di un nuovo impianto sportivo con la medesima funzione nell’area di San Siro”. Di avviare inoltre un concorso internazionale per progetti di riqualificazione del Meazza e di elaborare un piano generale d’area per il quartiere di San Siro e per la sua riqualificazione.

“Non è solo un referendum per il No ma è anche un referendum che vuole la partecipazione e la condivisione della cittadinanza nelle scelte”, sottolinea Andrea Bonessa. “Riteniamo che questo referendum debba essere il primo passo per un cambio di marcia di questa Amministrazione. Noi – aggiunge – non siamo in contrasto con loro ma li invitiamo a prendere in considerazione quello che desiderano i cittadini e soprattutto vogliamo che l’Amministrazione ritorni a essere la regista di quelle che sono le trasformazioni in città. Trasformazioni che fino a oggi sono state sempre definite dai privati“.

Per arrivare al referendum servono mille firme entro il 5 marzo. I quesiti così saranno valutati dai garanti e se considerati idonei partirà una seconda raccolta firme: ne serviranno altre 14 mila nei 120 giorni successivi per dare il via definitivo al referendum cittadino.

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