La protesta dei tir no vax contagia la Nuova Zelanda. Mentre in Canada centinaia di camion continuano a paralizzare la capitale Ottawa, messa in stato d’emergenza, e adesso hanno bloccato l’Ambassador Bridge, il principale ponte commerciale con gli Usa, un corteo di mezzi pesanti e camper ha invaso anche le strade di Wellington, circondando il Parlamento della Nuova Zelanda, per manifestare contro le restrizioni anti-Covid.

Un’iniziativa apertamente ispirata a quella che da quasi due settimane sta paralizzando la capitale canadese. Centinaia di veicoli, coperti da scritte come “ridateci la nostra libertà” e “la coercizione non è consenso”, che sostano impedendo di fatto la circolazione, mentre altri hanno attraversato il centro cittadino strombazzando con i clacson. Finora non sono stati registrati incidenti né arresti, ma il timore è che si possano esasperare gli animi, se la mobilitazione dovesse proseguire a oltranza come sta avvenendo a Ottawa, mentre la premier Jacinda Ardern ha già avvisato che non intende ricevere i manifestanti, bollati come una minoranza rumorosa. “Il 96% dei neozelandesi è stato vaccinato – ha ricordato – e questo ci permette di vivere oggi con meno restrizioni”. Parole che riecheggiano quelle pronunciate in una seduta straordinaria del Parlamento in Canada dal premier Justin Trudeau. “E’ necessario che la mobilitazione si fermi”, ha scandito il capo del governo di Ottawa, appena uscito da una settimana di isolamento dovuto al Covid. “I canadesi sanno che l’unica via d’uscita è continuare ad ascoltare la scienza”, ha aggiunto, assicurando che “il governo federale risponderà” all’emergenza, ma senza annunciare l’invio dei 1.800 agenti di rinforzo sollecitato dal sindaco della capitale, Jim Watson. Passata dall’America all’Oceania, la protesta dei tir rischia di dilagare anche in Europa, dove il movimento no vax ha chiamato a raccolta gli attivisti via social, minacciando un sabato di passione a Parigi.

Articolo Precedente

Ucraina, Cremlino smentisce Macron: “Intesa con Parigi? Falso”. Ma il capo dell’Eliseo parlava di una “garanzia di non invasione”

next