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René Robert, il “fotografo del flamenco” cade a terra nel centro di Parigi e muore congelato: nessuno si è fermato a soccorrerlo

Il grido di scandalo e indignazione lo ha lanciato per primo l'amico del fotografo e giornalista Michel Mompontet, che in un tweet ha scritto che l’indifferenza dei passanti lo aveva "assassinato". Ad accorgersi delle sue condizioni solo un senzatetto che lo ha soccorso otto ore dopo la caduta

di F. Q.

È morto al gelo, con la faccia sul marciapiedi, nell’indifferenza totale. René Robert, “fotografo del flamenco”, se n’è andato a 84 anni lentamente, congelandosi nella notte di Parigi, a rue de Turbigo, fra la République e il Beaubourg, in pieno centro. Il fotografo è caduto a terra, forse per un malore, martedì 19 gennaio verso le 21 ed è rimasto 8 ore senza che nessuno si fermasse a soccorrerlo, a capire se avesse bisogno di qualcosa, se si sentisse male. Solo un senzatetto, alle 6 del mattino, ore dopo la caduta, si è fermato: si è accorto che quell’uomo aveva bisogno d’aiuto e che si trattava di un famoso artista, il ‘fotografo del flamenco’, celebrato in mostre ed eventi in tutto il mondo per aver immortalato corpi, ombre e luci di ballerini.

L’84enne stava rientrando da una cena, passeggiava nel freddo della Capitale, fra la gente frettolosa di rientrare in casa nella notte di gennaio. Avevano così fretta che lui è rimasto lì, abbandonato. Al Cochin, l’ospedale parigino dove lo hanno portato dopo 8 ore, è arrivato “in stato di estrema ipotermia“, con una ferita alla testa che si era procurato cadendo. Nulla da fare, se non constatarne il decesso un’ora più tardi.

Il grido di scandalo e indignazione lo ha lanciato per primo l’amico del fotografo e giornalista Michel Mompontet, che in un tweet del 23 gennaio scorso ha scritto che l’indifferenza dei passanti “ha assassinato” René Robert: “Per ore nessun passante si è fermato per vedere perché quel signore giacesse sul marciapiede. Nessuno”. “Se questa morte atroce – si legge nel tweet – può servire a qualcosa, potrebbe essere questo: quando un essere umano è riverso sul marciapiede, per quanto possiamo avere fretta, verifichiamo il suo stato. Fermiamoci un istante“.

Ai microfoni di France Info, Mompontet ha tuttavia moderato le sue parole nei confronti dei “passanti frettolosi”: “Sono sicuro al 100 per 100 – si è chiesto – che se mi fossi trovato di fronte a quella scena mi sarei fermato?”. Un interrogativo, ha ammesso, “che mi tormenta”.

René Robert, nato il 4 marzo 1936 a Friburgo, in Svizzera, aveva studiato fotografia a Losanna, dove cominciò a fare il reporter. Negli anni Sessanta si trasferì a Parigi. Lavorò nella moda, nella pubblicità, poi la passione del flamenco, in particolare lo charme esercitato su di lui dai danzatori Manolo Marin e Nieves la Pimienta. “Mi conquistò – raccontò di sé René Robert qualche anno fa – la forza, la sfrontatezza, la noncuranza espressiva di questi artisti, il loro modo di mettere sul tavolo il tragico, la pena, la sofferenza, ma anche la vitalità gioiosa, ritmata, sfrenata, sensuale”.

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