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Claudio Lotito, la Giunta per le elezioni vota (ancora una volta) per assegnare il seggio in Senato al patron laziale. La palla torna all’Aula

Nella seduta di giovedì l'organo ha approvato la relazione dell’azzurro Adriano Paroli, che chiede che lo scranno al momento occupato da Vincenzo Carbone - passato da FI a Italia Viva - venga assegnato all'imprenditore. Ora la pratica tornerà all’Aula, che già il 2 dicembre scorso lo aveva rinviato alla Giunta: e l’organo ha ribadito la propria convinzione che il seggio vada assegnato a Lotito, come già aveva fatto nel settembre 2020.
Claudio Lotito, la Giunta per le elezioni vota (ancora una volta) per assegnare il seggio in Senato al patron laziale. La palla torna all’Aula
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La Giunta per le immunità e le elezioni del Senato chiede ancora una volta di assegnare a Claudio Lotito il seggio conteso nel collegio plurinominale Campania 2. Nella seduta di giovedì l’organo ha approvato la relazione dell’azzurro Adriano Paroli, che chiede che lo scranno al momento occupato da Vincenzo Carbonepassato da FI a Italia Viva – venga assegnato al patron della Lazio. La relazione ha ottenuto 11 voti favorevoli (il centrodestra compatto e il gruppo autonomie) e 9 contrari da Pd, M5S, Iv e gruppo misto. Ora la pratica tornerà all’Aula, che già il 2 dicembre scorso – in un infinito ping pong – lo aveva rinviato alla Giunta per rettificare i dati elettorali di proclamazione dei seggi: e l’organo ha ribadito la propria convinzione che il seggio vada assegnato a Lotito, come già aveva fatto nel settembre 2020.

Lotito, candidato con il partito di Silvio Berlusconi alle politiche del 2018 nel collegio campano, aveva fatto ricorso contro l’elezione di Carbone, sostenendo che alcuni voti di Forza Italia fossero stati erroneamente attribuiti a Fratelli d’Italia. Per garantirsi il seggio aveva mobilitato consulenti giuridici di primo livello, dal professor Federico Tedeschini (amministrativista di fama) all’ex ministro Giovanni Maria Flick, passando per l’ex presidente emerito della Consulta Cesare Mirabelli e il costituzionalista Massimo Luciani. Grazie anche all’intercessione del presidente, Maurizio Gasparri, era riuscito a far esprimere la Giunta in proprio favore, ma l’Aula – chiamata a prendere la decisione finale dopo oltre un anno di attesa – aveva rimandato indietro la pratica.

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