Non ci sono atti secretati sulla strage del Moby Prince, il disastro del mare avvenuto il 10 aprile 1991 di fronte al lungomare di Livorno che provocò 140 morti tra passeggeri e membri dell’equipaggio dopo la collisione tra il traghetto e una petroliera Agip. A scriverlo è il presidente del Consiglio Mario Draghi che ha risposto a una richiesta della commissione d’inchiesta parlamentare, la seconda dopo quella che ha concluso i suoi lavori nel 2018 con una relazione che ha smontato molte verità processuali. Non solo: il capo del governo precisa – in una lettera inviata al presidente della commissione Andrea Romano (Pd) – che “non risulta che siano stati apposti limiti all’accesso della documentazione in possesso del Comando generale o della Capitaneria di porto a seguito delle richieste formulate da parte dell’Autorità giudiziaria e delle commissioni parlamentari”. Draghi nella lettera sottolinea che “tale dolorosa vicenda rappresenta certamente una ferita aperta per l’Italia“. “Condivido pienamente – prosegue il premier – la necessità di impegnarsi per la costruzione della verità sui fatti e far luce sulle responsabilità e sulle circostanze che hanno causato l’immane tragedia”.

La commissione d’inchiesta, con volontà unanime, aveva chiesto a Palazzo Chigi di estendere l’operazione di “declassificazione” dei documenti sul disastro di trent’anni fa anche al materiale delle pubbliche amministrazioni. Dopo le verifiche del segretario generale della presidenza del Consiglio Roberto Chieppa, con gli uffici del ministero delle Infrastrutture, non risultano atti per i quali serva che sia applicata la declassificazione.

La richiesta della commissione era stata inviata ad agosto. “Oltre alla condivisione degli obiettivi di piena ricostruzione della verità che viene dal presidente del consiglio – dichiara Romano in una nota in cui ringrazia il premier – è particolarmente importante la notizia circa l’assenza di documenti o atti relativi al disastro della Moby Prince che siano stati soggetti a classifiche di segretezza“. Romano spiega che quindi “ogni atto pubblico relativo alla Moby Prince è dunque a disposizione della magistratura e del Parlamento, come ci ha comunicato il presidente del consiglio. E’ un motivo in più affinché l’impegno delle istituzioni per la verità proceda con assoluta urgenza, come dovere alla memoria delle 140 vittime della strage e alla coscienza civile del nostro paese”.

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