La crescita dei contagi e la necessità di utilizzare personale sanitario per le vaccinazioni costringe il Veneto a ridurre le prestazioni ospedaliere non legate al Covid. Lo ha annunciato il governatore Luca Zaia, durante la conferenza stampa per comunicare la situazione pandemica dalla Protezione civile di Marghera. “In Veneto sono 2.362 positivi nelle ultime 24 ore, dato che da 4 giorni supera i 2mila, su 138.491 tamponi con un tasso di incidenza dell’1,7%. I decessi nelle ultime 24 ore sono 10, 11.963 in totale: i dimessi sono 28 Sono 517.158 i positivi da inizio pandemia, mentre i positivi attuali sono 30.849,. Salgono a 658 i ricoverati (+47), di cui 553 in area non critica (+40) (contro i 3.200 dello scorso anno) e 105 in terapia intensiva (+7) (l’anno scorso erano 300 in terapia intensiva).

Il governatore, poi, ha sottolineato che “i pazienti in intensiva non Covid sono 318 ma questo, dopo i morti, è il dato peggiore: di solito sono 350 e questo è un segnale che l’attività ospedaliera comincia a sentire la pressione del paziente Covid anche se leggera”. Anche perché nel frattempo inizia a esserci un problema di personale sanitario, richiesto anche nei centri vaccinali: nei giorni scorsi il commissario straordinario Francesco Figliuolo ha chiesto alle Regioni di inoculare più di 4,5 milioni di dosi in dodici giorni. Una media di 400mila al giorno. Numeri che chiedono sforzi enormi anche in Veneto, una Regione che al momento non è in grado di vaccinare gli oltre 2 milioni di persone elegibili per la terza dose entro il 31 dicembre. “Ci vuole uno sforzo organizzativo enorme. Al momento siamo a 30mila dosi che già facciamo, ma stiamo tentando di scalare: siamo come una macchina diesel per arrivare almeno a 40mila dosi”, ha spiegato il governatore.

L’utilizzo dei sanitari sugli hub vaccinali, però, lascia scoperte le corsie. “Purtroppo ci troviamo di fronte a una graduale riduzione delle prestazioni ospedaliere. E questo fa male”, conferma Zaia. E l’assessora Manuela Lanzarin spiega che “il problema sugli ospedali è quello del personale, poiché abbiamo una forte pressione sui punti vaccinali. Obiettivamente la coperta è corta. Dovremo rimodulare l’organizzazione del personale. Avevamo recuperato moltissime prestazioni, se adesso dobbiamo fare un nuovo stop, ovviamente torneremo ad accumulare”. Non a caso tra le critiche della Corte dei Conti alla Regione del Veneto, nella parifica del bilancio avvenuta la scorsa estate, c’era proprio quella del mancato recupero delle sofferenze sanitarie.

In relazione al nuovo boom di casi, dunque, Zaia non esclude il passaggio della regione nella fascia gialla nelle prossime settimane: “Direi non la prossima settimana, ma quella successiva” ha spiegato Zaia affermando che in questo senso, il Veneto “è ad alto rischio“. Già da ieri è passata in giallo la regione Friuli Venezia Giulia, mentre da lunedì prossimo è previsto il passaggio dell’Alto Adige. Sempre sul fronte della vaccinazioni, Zaia ha spiegato che da oggi in Regione “l’accesso per le prime dosi lo vogliamo fare diretto, senza prenotazione, ad accesso libero, abbiano la necessità di permettere a chi vuole vaccinarsi con la prima dose di mettersi in sicurezza subito”. Per chi deve ricevere la terza dose ma ha fatto al seconda più di sei mesi fa, invece, è prevista una mail per “modificare la loro prenotazione da un link in sicurezza, senza disdire la precedente prenotazione. Tutti gli altri che si prenotano da oggi avranno nella mail di prenotazione introdotto un elemento nuovo, ossia un link, per cambiare la prenotazione, senza perdere il posto”, ha detto sempre Zaia.

Come un anno fa, insomma, il Veneto comincia a diventare un caso sul fronte del Covid. È infatti in testa alle classifiche per la crescita dei casi accertati, praticamente con un valore assoluto identico a quello della Lombardia, che però ha una popolazione di 10 milioni di abitanti, il doppio dei 4,9 milioni del Veneto. Ciò che preoccupa, anche se il governatore non ha affatto drammatizzato, è proprio la crescita dei positivi rispetto alle altre regioni italiane. Per capirlo occorre rifarsi ai dati del ministero della Sanità, che sono omogenei per le diverse regioni e vengono cristallizzati al pomeriggio, mentre quelli forniti da Zaia seguono una tempistica diversa. Il 29 novembre il Veneto ha registrato 1.265 casi in più, per un totale da inizio pandemia di 514.796 unità. Nell’ultima settimana, ovvero da lunedì 22, la crescita è stata di 13.125 unità. Un record negativo. Infatti, in valore assoluto ha fatto peggio solo la Lombardia con 13.656 nuovi malati, ma il 29 novembre la crescita è stata di sole 851 unità, ossia 414 in meno rispetto al Veneto nella stessa giornata.

Per restare ad una regione del nord omologa rispetto al Veneto, in Emilia Romagna – che ha una popolazione inferiore di circa 400mila unità – il 29 novembre i nuovi contagi sono stati 1.223, quindi 42 meno del Veneto, ma nell’ultima settimana la crescita è stata di 8.387 unità, quasi 5mila in meno. Anche il Lazio (con una popolazione di 5,7 milioni) sta conoscendo una forte crescita: 1.121 nuovi casi il 29 novembre. Eppure nell’ultima settimana l’incremento è stato di 9.161 casi, duemila in meno del Veneto. Una regione altrettanto popolosa come la Campania, il 29 novembre ha registrato una crescita di 820 casi, poco meno della Lombardia, ma nell’ultima settimana si è fermata a 6.845, circa 5.300 meno del Veneto.

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