Una “maggiore incidenza” di casi nella popolazione non vaccinata, che ha prodotto la metà dei ricoverati con sintomi e il 64% dei ricoveri in terapia intensiva, nonché il 45% dei decessi. Una porzione di circa un quarto dei cittadini, quella ‘scoperta’, ha quindi prodotto numeri molto più grandi dei trequarti vaccinati. È l’ultima fotografia scattata dal report completo sull’andamento della pandemia pubblicato settimanalmente dall’Istituto superiore di Sanità, tornato a specificare – come già fatto lo scorso sabato – che l’efficacia vaccinale risulta in calo dopo 6 mesi soprattutto nella trasmissione del virus.

“Dopo sei mesi dal completamento del ciclo vaccinale, scende dal 79% al 55% l’efficacia nel prevenire qualsiasi diagnosi sintomatica o asintomatica” di Covid-19 “rispetto ai non vaccinati”, scrive l’Iss sottolineando però come rimanga “elevata l’efficacia” nel prevenire “casi di malattia severa, in quanto l’efficacia per i vaccinati con ciclo completo da meno di sei mesi è pari al 95% rispetto ai non vaccinati, mentre risulta pari all’82% per i vaccinati con ciclo completo da oltre sei mesi”. Un alert, utile soprattutto ad autorità sanitarie e istituzioni per suggerire e stabilire le tempistiche della terza dose, per la quale si fa sempre più fondata l’ipotesi dell’anticipo da 6 a 5 mesi di distanza dalla seconda iniezione.

I numeri (e l’immagine in evidenza, ndr) spiegano comunque in maniera chiara come i vaccini restino efficaci, in particolare contro il rischio di ospedalizzazione. “Negli ultimi 30 giorni, sono stati notificati 50.564 casi (39,9%) fra i non vaccinati, 3.980 casi (3.1%) fra i vaccinati con ciclo incompleto, 60.407 casi (47,7%) fra i vaccinati con ciclo completo entro sei mesi, 11.215 (8,9%) fra i vaccinati con ciclo completo da oltre sei mesi e 537 casi (0,4%) fra i vaccinati con ciclo completo con dose aggiuntiva/booster”, scrive l’Istituto Superiore di Sanità. Il 51% delle ospedalizzazioni, il 64% dei ricoveri in terapia intensiva e il 45,3% dei decessi – si legge nel report – “sono avvenuti tra coloro che non hanno ricevuto alcuna dose di vaccino”. Per comprendere la differenza del rischio basti ricordare come i numeri assoluti di questa popolazione siano decisamente inferiori rispetto agli oltre 45 milioni di italiani che hanno aderito alla campagna vaccinale. E tra i non vaccinati rientrano ovviamente tutti gli under 12 non vaccinabili, che hanno un impatto molto basso su ospedalizzazioni e decessi avendo minori rischi di sviluppare una malattia grave.

Da qui l’analisi dell’Iss, riferita nel dettaglio a ricoveri in terapia intensiva e decessi negli over 80, la fascia con la percentuale più alta di adesione alla campagna vaccinale: “Si osserva che il tasso di ricoveri in terapia intensiva dei non vaccinati (13 ricoveri in terapia intensiva per 100.000) è circa sette volte più alto di quello dei vaccinati con ciclo completo da meno di sei mesi (1,8 ricoveri in terapia intensiva per 100.000) e da oltre sei mesi (1,9 ricoveri in terapia intensiva per 100.000) mentre, nel periodo 24 settembre-24 ottobre, il tasso di decesso nei non vaccinati (65 per 100.000) è circa nove volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo entro sei mesi (7 per 100.000) e sei volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo da oltre sei mesi (11 per 100.000)”.

Per quanto riguarda la ripresa della circolazione virale, l’Istituto Superiore di Sanità sottolinea che l’analisi dell’incidenza a 7 giorni per provincia evidenza come “nella provincia di Trieste ha raggiunto i 590 casi per 100mila abitanti, seguita dalla Provincia autonoma di Bolzano e dalla provincia di Gorizia con 339 e 329 casi per 100mila abitanti”. Si tratta dei valori più alti di tutta la Penisola, per un insieme di fattori. Ad avviso dell’Iss, infatti, si tratta di in tutti e tre i casi di “province di confine caratterizzate da flussi giornalieri di lavoratori in ingresso e in uscita”. E sottolinea: “L’Austria e la Slovenia, confinanti rispettivamente con la Provincia autonoma di Bolzano e il Friuli Venezia Giulia, sono attualmente caratterizzate da alta incidenza (1.528 e 2.044 casi per 100.000 abitanti, rispettivamente) e da bassa copertura vaccinale (64% e 54%, rispettivamente)”.

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