“Un’organizzazione violenta” e “quel che resta del terrorismo italiano degli anni Settanta“. Così il direttore di Repubblica Maurizio Molinari, il 10 ottobre, aveva definito il movimento No tav mentre era ospite a Mezz’ora in più da Lucia Annunziata. È arrivata la loro risposta: in mattinata un centinaio di attivisti o simpatizzanti hanno formato una coda davanti all’ingresso del Palazzo di giustizia del capoluogo piemontese. Ognuno di loro depositerà una querela per diffamazione contro il giornalista. “Le querele” spiega l’avvocato Valentina Colletta, uno dei legali che coordinano l’iniziativa “sono indirizzate alla procura di Milano. Siamo anche davanti alla caserma dei carabinieri di Susa. Presto si comincerà da tutta Italia”. I No Tav hanno cartelli, drappi e bandiere. Quasi tutti indossano la mascherina.

“La cosa che più spaventa la controparte e tutti gli agenti ad essa connessi”, fa sapere il Movimento No tav, “è la determinazione di un movimento che non ha mai fatto un passo indietro, che non è mai sceso a compromessi, che non ha intenzione di vendere la propria pelle a nessun prezzo, per questo sono anni che tentano con ogni mezzo di fermarci, ma noi non ci stiamo e andiamo avanti. I No Tav sono persone comuni, sicuramente non terroristi e quella di oggi è l’ennesima dimostrazione che ci siamo e ci saranno sempre perché in gioco c’è il futuro di tutte e tutti”. Ad accompagnare i No Tav anche diversi avvocati, tra cui Claudio Novaro, che ha detto: “Le dichiarazioni di Maurizio Molinari nel corso della trasmissione televisiva ‘Mezz’ora in più’, condotta da Lucia Annunziata, si commentano da sole. Applicare l’etichetta di terrorismo a un movimento sociale da tanti anni insediato sul territorio della Val di Susa e radicato in una vasta comunità di cittadini, non solo valsusini, vuol dire proporre una equiparazione non solo falsa e incongrua, ma altamente diffamatoria sia nei confronti dell’intero movimento No Tav, che nei confronti dei singoli che ne sono parte”, continua Novaro. “Non vi è dubbio che l’esercizio del diritto di critica sia tutelato dalla nostra Costituzione e sia momento fondamentale di libertà, ma non può certo sconfinare nel consapevole e deliberato attacco della reputazione altrui. I limiti della continenza e del rispetto della verità, che, secondo la consolidata giurisprudenza, segnano il perimetro della critica politica lecita sono stati in questo caso abbondantemente travalicati attraverso l’uso di espressioni pretestuosamente denigratorie e gratuitamente offensive intese a screditare l’avversario politico, degradando il dibattito a mera aggressione verbale. Va ricordato a Molinari che – conclude Novaro – nell’unico caso in cui in un ‘processo No Tav’, per uno specifico fatto accaduto al cantiere di Chiomonte, è stata contestata a 4 imputati la finalità di terrorismo, tale ipotesi abbia ricevuto ripetute e sonore smentite da parte dell’autorità giudiziaria”.

Molinari ha commentato così la vicenda: “Accolgo con favore la possibilità di appurare la verità su quanto ho affermato in merito al Movimento No Tav. E su questo ho piena fiducia nel ruolo della magistratura. Perché la verità dei fatti è non solo nell’interesse di ogni giornalista, ma di ogni cittadino”.

Foto: @Notav_info

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