Un’evacuazione notturna per la sola area di Vulcano Porto, dove si potrà stare durante il giorno soltanto, e sbarco interdetto ai turisti. È questa la decisione del sindaco Marco Giorgianni dopo giorni intensi di riunione con tutti gli esperti. Una soluzione tampone in attesa di ulteriori dati che possano escludere o accertare l’esigenza di un’evacuazione completa: “Una misura per non sottovalutare e potere dare certezze: la soluzione più indolore possibile”, ha aggiunto il primo cittadino.

Trenta giorni, questa la durata dell’ordinanza, entro questo tempo i dati dovrebbero chiarire quale sia il livello di allarme per la popolazione. L’attività vulcanica dell’isola eoliana già da luglio ha allarmato gli esperti, ma dopo mesi di attenta osservazione, l’ultimo rilievo dell’Ingv ha innalzato il livello di allerta: “Ci sono due aspetti che dobbiamo considerare, da un lato l’attività vulcanica, dall’altro l’impatto sulla popolazione. I dati ci dicono che l’attività del Vulcano è stabile – chiarisce Franco Italiano, direttore della sezione di Palermo dell’Istituto di Geofisica e Vulcanologia – I gas rilasciati però sono più di impatto per la popolazione. Il problema infatti è che i gas fuoriescono sia dal suolo che dal cratere”.

Un cratere alto solo 300 metri (quello dello Stromboli è a quasi 900 m), mentre anche dal suolo più vicino al livello del mare il vulcano rilascia anidride carbonica: “Il dato è di 480 mentre la norma è di 80”, ha spiegato il primo cittadino in una conferenza stampa aperta alla cittadinanza nel pomeriggio di venerdì dopo giorni intensi di riunioni con la Protezione civile, in cui ha evitato di rispondere ai giornalisti per poter dare notizie certe, dopo avere considerato “qualsiasi ipotesi”. L’ipotesi peggiore, ovvero quella di un’evacuazione dell’isola è stato infine esclusa. Questo, nonostante i livelli di CO2 siano molto preoccupanti. Ma “manca un dato”, spiega ancora Giorgianni: “Finché il dato riguarda un’area generica l’allarme resta contenuto, ma se dovesse concentrarsi in una zona in particolare il rischio è serio. In questo mese i monitoraggi costanti ci diranno qual è esattamente la situazione, prima di allora non mi posso permettere di ignorare il rischio, ma sto evitando lo stesso il massimo disagio per la popolazione”.

Restano aperte le attività commerciali nella zona di Vulcano Porto, dunque, ma non si potrà più dormire, proprio per evitare quella fase di incoscienza durante il sonno, quando nel caso di un malore non si fosse in grado di esserne consapevoli e di ricorrere alle cure mediche. Per questo motivo resterà tutto chiuso in quella zona dalle 23 alle 6 del mattino da lunedì 22 novembre, per un mese. Nel frattempo la guardia medica resterà attiva tutto il giorno per tutta la settimana per monitorare gli eventuali effetti dell’emissione di gas nell’atmosfera sulla popolazione. L’ordinanza potrebbe essere sospesa prima dello scadere dei 30 giorni, qualora i dati raccolti dagli esperti dovessero dare indicazioni chiare in un senso o nell’altro.

Vulcano, dunque, già sotto stretta osservazione da mesi, sarà sorvegliata specialissima fino al periodo natalizio. Sull’isola si concentreranno gli esperti di Ingv e Arpa. Protezione civile e Vigili del fuoco avranno postazioni costanti e raddoppiate, mentre l’Asp di Messina ha attivato la rotazione continua per la Guardia medica. Dovranno trovare altri alloggi, con il supporto economico ma anche logistico (nel caso in cui non trovino soluzioni individualmente) del Comune, in 350. “Quello che dicono gli esperti noi facciamo”, apre le braccia Bartolo Martello che da lunedì non potrà più dormire in casa sua, dove già nei mesi scorsi è stata installata una centralina dell’Ingv.

“Convivo col cratere da quando sono nato, sappiamo che possono succedere cose così, ma certo è da 130 anni che non erutta e una situazione così non la ricordo”, si sfoga ancora Martello che ora dovrà trasferirsi a Monforte (paesino del Messinese) dal suocero. “C’è stato un fenomeno simile nel 1988 che è durato per 7 anni, in quel caso però i gas fuoriuscivano solo dal cratere”, spiega ancora Italiano. Un maggiore impatto per la popolazione ma non una maggiore pericolosità del vulcano: “Alcuni valori sono addirittura diminuiti, per questo consideriamo l’attività stabile, il problema è la minore ossigenazione dell’atmosfera”.

Sebbene, nell’ultimo bollettino dell’Ingv del 16 novembre, gli scenari attesi sono tutti nel segno di un peggioramento: “Ulteriore aumento del degassamento fumarolico e diffuso, incrementi della temperatura dei gas e dei loro flussi, con variazioni della falda termale, incremento della sismicità legata alla attività idrotermale e comparsa di sismicità vulcano-tettonica, incremento delle deformazioni, movimenti di versante. Possono avvenire in maniera improvvisa fenomeni esplosivi impulsivi quali esplosioni freatiche”. “L’allerta al momento è solo gialla”, tiene a ribadire però Giorgianni. Un mese adesso per capire se la vita degli abitanti di Vulcano potrà tornare alla normalità o meno.

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